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Prima il ministro della Sanità Roberto Speranza, poi, ieri, anche il commissario Figliuolo, hanno entrambi rilanciato rispetto all'ipotesi di una terza dose di vaccino da effettuare nei prossimi mesi. Ma, dal punto di vista strettamente medico-scientifico, la terza dose di vaccino per un ulteriore richiamo in inverno è ancora un rebus. Tra gli Stati Uniti e il Regno Unito sono partiti trial per studiarne i risultati, anche con un farmaco diverso rispetto al primo ciclo vaccinale anti-Covid.
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La necessità di un terzo richiamo è fondata?
«La campagna vaccinale sta dando risultati molto validi e certamente dovrà essere proseguita fino al raggiungimento dell'obiettivo dell'immunità di gregge che il governo ha fissato per la fine dell'estate - spiega il professor Nicola Coppola, ordinario di malattie infettive, direttore della divisione malattie infettive del policlinico universitario Vanvitelli di Napoli e del centro Covid istituito presso la medesima struttura - Ma, evidentemente, il virus circola ancora e per questo si modifica. Dunque, nel tempo, potrebbe essere necessario effettuare una campagna di richiamo».
Quando la terza dose?
Il periodo di intervallo varia dai 6 ai 9 mesi per un massimo di dodici.
Ci sarà il mix di vaccini?
«Su questo specifico punto la comunità scientifica si sta ancora interrogando perché non esistono studi completi. L'ipotesi di base - evidenzia ancora Coppola - è quella di somministrare come terza dose un vaccino diverso rispetto alle prime due inoculazioni. Per esempio, a chi si è vaccinato con Astrazeneca o Jenssen, basati su adenovirus, verrà offerto un vaccino a mRna, come Pfizer o Moderna. Questo per indurre una risposta immunitaria rafforzata».
Il mix è pericoloso?
Non esistono comunicazioni ufficiali, nonostante i governi spingano per avere una risposta dall'Ema. Infatti alcuni studi, tra cui uno spagnolo pubblicato su «Nature» e un altro inglese, dimostrano l'efficacia di una seconda dose diversa: questa permetterebbe al corpo di produrre più anticorpi, seppur con effetti collaterali leggermente superiori. Per questo anche un'eventuale terza dose potrebbe sortire gli stessi effetti positivi.
Perché contro il coronavirus è necessario un richiamo periodico?
«Il meccanismo del coronavirus è simile a quello dei virus influenzali - osserva Coppola - dunque, se contro l'influenza il vaccino viene ripetuto ogni anno, anche contro il Covid sarà necessario prevedere fasi di richiamo a intervalli che poi verranno stabiliti».
Sulla terza dose come si stanno muovendo gli altri Paesi?
La Gran Bretagna, che pochi giorni fa ha riaperto alberghi, bar e ristoranti, ha annunciato l'avvio della prima sperimentazione su vasta scala al mondo sull'efficacia di un terzo richiamo del vaccino anti Covid, in vista della possibile distribuzione generalizzata alla popolazione dall'autunno prossimo di una terza dose più specificamente calibrata sulle nuove varianti. Nel trial, che coinvolgerà tremila persone, saranno usati vaccini aggiornati di Oxford-AstraZeneca, Pfizer-BioNTech e Moderna già approvati dall'autorità di farmaco britannica nonché di Novavax, Valneva, Janssen e Curevac che sono al momento in via di valutazione per l'uso generalizzato. Negli Usa invece è già partita la sperimentazione per la terza dose del vaccino Moderna. Dunque l'azienda ha creato un prodotto ad hoc, la terza dose, con un dosaggio inferiore, contro la variante sudafricana ma che, secondo gli annunci della società, funziona anche contro la variante indiana.
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