MILANO - Era deceduto di Covid il 23 marzo, lasciando due figlie, tre sorelle e numerosi nipoti: ma per errore, in uno dei periodi più difficili...
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La fatica del medico, l'aumento dei morti negli ospedali potrebbero essere la causa del disguido, uniti al fatto che la famiglia non poteva muoversi per il lockdown. La telefonata è di quelle dai toni scioccanti. «Buongiorno - ricostruisce il quotidiano - purtroppo devo informarla che sua madre è deceduta». «Ma come? - la risposta della donna —. Mia madre è morta anni fa. È mio padre che è deceduto. Mi avete già avvertito lunedì sera». «Ah, mi dispiace tanto. Mi scusi per l'errore. È che qui non sappiamo più dove mettere i morti».
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Il 16 marzo, il Comune aveva modificato la disciplina delle sepolture. L'ordinanza firmata dal sindaco stabilisce che si debba individuare un campo al cimitero Maggiore «per l'inumazione dei defunti, per i quali i familiari dolenti non forniscano indicazioni sulle modalità dei servizi funebri da effettuare». Prima il termine era di 30 giorni, ma poiché a Milano iniziavano ad accumularsi le salme dei morti di Covid-19 l'intervallo era stato accorciato a cinque.
Altro equivoco è dovuto al fatto che, sempre nella telefonata del 27 marzo, ai famigliari fu detto di rivolgersi o alle pompe funebri o al Comune. La famiglia ha inteso che sarebbe stato uguale e così il professore è finito nella lista dei deceduti ai quali le famiglie sono «disinteressate». Ed è quindi stato sepolto al Campo 87 nella tarda mattinata del 4 aprile, dodici giorni dopo la morte. Potrà essere riesumato tra due anni, ancora a spese del Comune, e a quel punto collocato dove vuole la famiglia. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico