Le persone con il gruppo sanguigno 0 corrono meno rischi di contrarre il coronavirus. È quanto dimostrano i risultati preliminari di uno studio della società di test...
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Più specificamente, il sangue di tipo 0 può essere protettivo contro il nuovo virus. In effetti, i primi risultati indicano che le persone con sangue di tipo 0 hanno tra il 9 e il 18% in meno di probabilità di risultare positivi al Covid-19 rispetto agli altri gruppi sanguigni. Non solo, secondo quanto emerso il gruppo sanguigno di tipo 0 previene anche formi gravi della malattie. «Questi risultati sono validi se adeguati all'età, al sesso, all'indice di massa corporea, all'etnia e alle comorbilità», ha osservato la società, aggiungendo che «sembrano esserci piccole differenze nella suscettibilità tra gli altri gruppi sanguigni». «Sono stati inoltre segnalati collegamenti tra il Covid-19, la coagulazione del sangue e le malattie cardiovascolari», ha detto Adam Auton, capo ricercatore dello studio.
Auton ha affermato che, sebbene queste prove siano convincenti, c'è ancora molta strada da fare. Tuttavia, i primi risultati dello studio sono in linea con altri studi che hanno esaminato il modo in cui il gruppo sanguigno di una persona possa avere un ruolo nella suscettibilità ai virus. Alcuni ricercatori cinesi, nel corso di un'indagine condotta in due ospedali di Wuhan, il luogo di origine dell'epidemia, e in un ospedale a Shenzhen, avevano infatti già notato come le persone con sangue di tipo 0 erano risultate più resistenti alla SARS-CoV-2, mentre quelli con sangue di tipo A erano più a rischio.
Un altro studio ha invece esaminato i geni di oltre 1.600 pazienti in Italia e in Spagna che hanno avuto insufficienza respiratoria e ha scoperto che la presenza di sangue di tipo A era associata ad un aumento del 50% della probabilità che un paziente necessitasse di un ventilatore. «Non siamo l'unico gruppo che sta guardando questo, e alla fine la comunità scientifica potrebbe aver bisogno di mettere insieme le proprie risorse per affrontare realmente le domande che riguardano i legami tra genetica e Covid-19», ha concluso il ricercatore. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico