Coronavirus, choc in Francia per una ragazza italiana: «Mia figlia malata e non curata. Ora lotta tra la vita e la morte»

Coronavirus, choc in Francia per una ragazza italiana: «Mia figlia malata e non curata. Ora lotta tra la vita e la morte»
«Mia figlia stava morendo: febbre altissima, tosse, non respirava quasi. Era in casa, da sola, a Parigi. Ma sono riuscita a salvarla in extremis, al telefono». A...

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«Mia figlia stava morendo: febbre altissima, tosse, non respirava quasi. Era in casa, da sola, a Parigi. Ma sono riuscita a salvarla in extremis, al telefono». A parlare è Francesca Romana Perrotta, 55 anni. Sua figlia Chiara Grosso, 32 anni, ha rischiato di morire di coronavirus a causa delle falle del sistema sanitario francese.


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Quando è iniziato il calvario?
«Il 12 marzo si è sentita male: febbre a quaranta, tosse e difficoltà respiratorie. Ha subito chiamato il numero di emergenza ma le è stato ripetuto che non c'era bisogno del loro intervento perché non erano sintomi di Covid-19. È rimasta per quattro giorni abbandonata a sé stessa. Poi si è rivolta al medico di base che le ha prescritto una radiografia. Il risultato? Polmonite interstiziale bilaterale. Il dottore le ha detto di correre in ospedale».

Come è riuscita ad arrivarci?
«Ha fermato un taxi ed è corsa al pronto soccorso, nonostante stesse per svenire. Lì l'hanno tenuta per ore ad aspettare su una barella. Mi chiamava piangendo dicendomi: Mamma, non voglio morire qui. È lì che la rabbia e l'amore hanno preso il sopravvento».

Cioè?
«Ho contattato la Farnesina e il consolato italiano a Parigi. Li ho pregati di aiutarmi e così sono riuscita a farla ricoverare. Dopo sei giorni le hanno fatto il tampone ed è risultata positiva. Cosa sarebbe accaduto se non fossi intervenuta?».

Ora come sta?
«È ricoverata in terapia intensiva sotto ossigeno e combatte per uscire fuori da questo incubo».

Ha qualcosa da rimproverare alla Francia?
«Sì. Mentre in Italia eravamo già tutti in quarantena, il governo francese ha ignorato il pericolo. Mia figlia e tanti come lei hanno dovuto cercare aiuto per non morire a casa da soli. E lo hanno fatto salendo su taxi, metro, bus... mezzi che hanno favorito il propagarsi del virus». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico