L'udito è l'ultimo dei cinque sensi a spegnersi. Anche quando si è ormai in punto di morte e non si risponde più agli stimoli esterni, sembrando...
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Usando l'elettroencefalogramma, i ricercatori guidati da Elizabeth Blundon hanno confrontato i dati di questi pazienti con quelli di persone sane. «Nelle ultime ore prima di una morte naturale imminente, molte persone entrano in una fase di non responsività - spiega Blundon - I nostri dati mostrano che un cervello morente riesce ancora a rispondere al suono, anche in uno stato di incoscienza, fino alle ultime ore di vita». I ricercatori hanno usato diversi tipi di suoni, comuni e più rari, a frequenze diverse. È stata così monitorata la risposta cerebrale con l'elettrocardiogramma, rilevando che alcuni pazienti, anche a poche ore dalla loro dipartita, rispondevano in modo simile a quelli giovani e sani.
«Abbiamo potuto identificare degli specifici processi cognitivi in entrambi i gruppi - aggiunge Lawrence Ward, uno dei ricercatori - rilevando che anche il cervello dei pazienti, che non rispondevano più, reagiva in modo simile a quello degli altri partecipanti allo studio». Questa ricerca dà credito a quanto «già rilevato nell'esperienza lavorativa da medici e infermieri di hospice, secondo cui i suoni delle persone care danno conforto a chi se ne sta andando», aggiunge Gallagher. Tuttavia i ricercatori non hanno potuto confermare che le persone sono coscienti di ciò che sentono. «Non possiamo sapere se stanno ricordando, identificando la voce o capendo il linguaggio - conclude - pur rispondendo allo stimolo uditivo. L'idea però è che dobbiamo continuare a parlare alla gente quando sta morendo perchè qualcosa accade nel loro cervello». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico