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Svanita nel nulla per oltre mezzo secolo. Cercata per anni. Protagonista di un libro sulle opere d'arte scomparse. Divenuta oggetto di attenzioni da parte dei trafficanti di opere d'arte, con il timore che fosse finita nelle mani di collezionisti senza scrupoli. Invece, quella tela era sempre rimasta saldamente nelle mani della famiglia Somma, residente al confine tra Gragnano e Santa Maria la Carità, che l'aveva custodita per sottrarla alle mani dei trafficanti d'arte. Per paura, da decenni dicevano di non saperne nulla. Fino alla processione della Madonna delle Grazie, poche settimane fa. «Sono stato avvicinato da Michele che, in lacrime, mi ha voluto confidare questo segreto. Così - racconta il sindaco di Gragnano, Nello D'Auria ci siamo subito attivati per consegnare la preziosa opera d'arte nelle mani di esperti che potessero occuparsene e renderla finalmente fruibile alla collettività. L'intenzione della famiglia Somma è sempre stata questa». Non si tratta di un'opera d'arte qualsiasi, ma di un quadro originale di Sandro Botticelli, la Madonna con bambino, custodito a Gragnano dalla famiglia de' Medici per secoli in una piccola cappella nella periferia gragnanese. L'opera è attestata alla fine del XV secolo.
La storia
«Fu Papa Sisto IV a donare questa tela all'oratorio nella palude di Gragnano - racconta Giuseppe Di Massa, storico gragnanese e autore del libro L'arte negata in cui ricostruisce la storia del dipinto e ritrae una Madonna con bambino - Questo quadro ha un'importanza storica unica.
L'opera
L'opera vincolata con decreto risalente al 1931, vincolo confermato nel 1941 e poi nel 1968, era in origine collocata nella cappella di Santa Maria delle Grazie nel comune di Santa Maria la Carità (nato nel 1978) da cui fu successivamente spostata per lavori di ristrutturazione mai effettuati ed affidata alla famiglia Somma. «Ora sarà affidata alle cure di un Istituto del Ministero della Cultura specializzato nel settore del restauro delle opere d'arte al fine di avviare un percorso di studio e valorizzazione del dipinto» fa sapere il soprintendente Nuzzo. Il dipinto versa in pessime condizioni conservative, mostra infatti distacchi della pellicola pittorica, cadute di colore, abrasioni ed alterazioni cromatiche dovute sia a ridipinture che all'ossidazione di vernici protettive sovrammesse. L'analisi a luce radente della superficie cromatica ha evidenziato criticità diffuse, mentre l'analisi ai raggi UV ha mostrato ampie ridipinture e manomissioni, ragioni che hanno indotto un immediato ritiro in custodia. L'opera viene considerata frutto dell'attività matura del pittore, che l'avrebbe realizzato attorno al 1490. In una nota, il Comitato per gli Scavi di Stabia auspica «che il quadro, dopo gli opportuni restauri e la conclusione del procedimento avviato dal ministero della Cultura, venga restituito al pubblico ed esposto in un museo dell'area stabiana, a partire dalla Reggia di Quisisana dove già esiste un museo statale. Questo in attesa di un eventuale, auspicabile recupero della cappella di Madonna delle Grazie». Leggi l'articolo completo suCorriere Adriatico