Abusi, i vescovi della Svizzera hanno aperto gli archivi, 1.000 casi insabbiati in 70 anni

Dopo un anno di raccolta dati e analisi dei documenti a disposizione sono emersi in Svizzera circa mille casi, per un totale di 510 vittime

Abusi, i vescovi della Svizzera hanno aperto gli archivi
Anche la Svizzera ha deciso di fare luce sugli abusi sessuali commessi da sacerdoti negli ultimi settant'anni, un periodo sul quale quasi tutte le conferenze episcopali sono...

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Anche la Svizzera ha deciso di fare luce sugli abusi sessuali commessi da sacerdoti negli ultimi settant'anni, un periodo sul quale quasi tutte le conferenze episcopali sono concordi (eccetto che quella italiana). Dopo un anno di raccolta dati e analisi dei documenti a disposizione sono emersi in Svizzera circa mille casi, per un totale di 510 vittime. Salvo pochissime eccezioni, gli accusati sono risultati tutti uomini. Quasi tre quarti dei documenti esaminati mostravano che gli abusi riguardavano minori. Il rapporto, commissionato dalla Conferenza dei vescovi svizzeri e guidato da due storici dell'Università di Zurigo, ed è stato redatto da un gruppo di esperti, Le situazioni identificate rappresentano sicuramente solo la punta dell'iceberg, hanno dichiarato le storiche Monika Dommann e Marietta Meier in un comunicato.

La statistica

Dal punto di vista statistico il 56% delle molestie ha riguardato uomini o ragazzi mentre il 39% donne o ragazze. I ricercatori hanno analizzato migliaia di pagine di documenti segreti, raccolti dalle autorità ecclesiastiche a partire dalla metà del XX secolo. Più della metà dei casi si sono verificati durante la cura pastorale e in ambito parrocchiale, persino confessioni. Il 30% invece in luoghi come scuole, case e collegi. I ricercatori hanno appurato che molti casi sono stati "nascosti, insabbiati o minimizzati" secondo la mentalità che è sempre prevalsa nella Chiesa di proteggere il buon nome dell'istituzione e non le vittime. 

I trasferimenti

«I funzionari della Chiesa trasferivano abitualmente i chierici accusati e condannati, a volte anche all'estero, nel tentativo di evitare procedimenti penali secolari e di garantire un nuovo incarico ai chierici. In questo modo, gli interessi della Chiesa cattolica e dei suoi leader sono stati anteposti al benessere e alla protezione dei parrocchiani».

 

 

 

 

 

 

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Corriere Adriatico