Oltre 200mila cavoli marci, paese sotto una cappa di puzza: «Odore nauseabondo»

Oltre 200mila cavoli marci, paese sotto una cappa di puzza: «Odore nauseabondo»
CODOGNÈ -  «Cavoli, che puzza!» Da novembre questa è l'espressione più gettonata a Roverbasso, dove una enorme coltivazione di...

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CODOGNÈ -  «Cavoli, che puzza!» Da novembre questa è l'espressione più gettonata a Roverbasso, dove una enorme coltivazione di cavolfiori è pressoché interamente marcita, con effetti che possono essere toccati con... naso dai residenti. Molti si sono sfogati sui social come Mirco Chies: «Preferivo l'odore dei Panevin che dei cavoli marci che da oltre un mese arieggiano in zona».


Quattrocentomila piante di cavolfiori. Venti ettari di terreno in affitto lungo la Resteggia. Un'operazione che doveva durare tre mesi. La forte domanda di cavolfiori dagli USA, ha indotto l'azienda Bocon di Pieve di Soligo leader nel settore dei surgelati, a produrre un enorme numero di queste crucifere. La Bocon è una ditta a conduzione famigliare: Luca Ricci, la moglie Donatella e i tre figli Federico, Benedetta e Giovanni; trenta milioni di fatturato, 130 operai, due milioni di bottiglie di vino con il marchio di famiglia il Goto e Azienda agricola Luca Ricci.

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Era tutto pianificato con grande cura e attenzione, ma qualcosa è andato storto. I cavolfiori, piantati tra la fine di luglio e l'inizio di agosto avevano trovato posto nell'enorme area lungo la Resteggia tra il centro di Roverbasso e la strada che porta verso Gaiarine. Uno spazio enorme che regala una vista a centottanta gradi del Col Visentin, del Cansiglio e del Piancavallo, di solito coltivata a Mais o soia. «La crescente domanda del mercato statunitense per gli gnocchi al cavolfiore ci ha indotti a questo esperimento in zona - spiega Federico Ricci, responsabile della parte agricola dell'azienda di famiglia - Una volta piantati gli ortaggi, abbiamo atteso con pazienza che passassero i tre mesi necessari al loro sviluppo e crescita. Tutto è andato bene fino a a novembre, quando sono iniziate le piogge». Dopo la prima gelata l'ortaggio dovrebbe essere subito raccolto perché altrimenti tende a diventare marrone. Nonostante fossero cresciuti bene anche grazie a un impianto di irrigazione messo a punto con professionalità, le piogge di novembre gli hanno dato il colpo mortale «Siamo riusciti a malapena a recuperare la metà del raccolto - racconta ricci - il resto purtroppo è marcito. I campi si erano trasformati in una massa informe di fango che ci ha impedito di raccoglierli. I cavolfiori marciti hanno poi il classico odore sgradevole che è diventato con i giorni una puzza insopportabile per i residenti fino a 2-3 chilometri di distanza. Ci dispiace molto, ma la colpa di questo non è sicuramente nostra. Avremmo preferito raccorglierli tutti 400mila senza nessun problema per i residenti. L'Arpav ci ha rassicurati che, a parte l'odore sgradevole, non sussiste alcun pericolo per la salute».

LE PROTESTEGiada Bolzonaro abita appena oltre la siepe, davanti ad uno dei tanti appezzamenti di terreno dove erano alloggiati i cavolfiori: «L'odore è insopportabile specialmente al mattino e alla sera. Sembra che ci sia un grande pentolone acceso con dentro migliaia di cavoli marci. È da novembre che andiamo avanti così, adesso è veramente troppo». Federico Ricci assicura che «i trattori stanno già iniziando a bonificare la zona e arare, togliendo il marciume. Ci spiace per i residenti che hanno dovuto sopportare i miasmi. Stiamo provvedendo, tempo permettendo, alle arature che porteranno tutto alla normalità». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico