Vaiolo delle scimmie, rebus sull’origine del contagio del paziente uno nelle Marche

Vaiolo delle scimmie, rebus sull’origine del contagio del paziente uno nelle Marche
SAN BENEDETTO - Ha 42 anni, risiede sulla costa e ha scoperto di essere stato contagiato dal vaiolo delle scimmie grazie ad una dottoressa. Il primo marchigiano ad essere...

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SAN BENEDETTO - Ha 42 anni, risiede sulla costa e ha scoperto di essere stato contagiato dal vaiolo delle scimmie grazie ad una dottoressa. Il primo marchigiano ad essere risultato positivo al monkeypox è stato letteralmente “intercettato” dalla dottoressa Giuseppina D’Amato che, durante una visita presso l’ambulatorio di Infettivologia dell’Area Vasta  di Ascoli ha notato delle lesioni cutanee sospette e all’ingrossamento dei linfonodi. 

 
Un tampone per la conferma

Il quarantenne non era stato in alcuno dei Paesi a rischio per quanto riguarda il vaiolo ma i sintomi erano abbastanza evidenti e si è così deciso di eseguire un tampone a livello delle lesioni cutanee per la ricerca del virus del vaiolo. Il tampone è stato quindi inviato alla Virologia degli Ospedali Riuniti di Ancona da dove, lunedì pomeriggio, è arrivato il responso di positività. Il caso è subito stato segnalato al Servizio di igiene e sanità pubblica, diretta dal dottor Claudio Angelini, che ha allertato l’Asur e la Regione, ai fini della segnalazione al ministero della Salute. E’ stato disposto il provvedimento di isolamento domiciliare che avrà la durata di tre settimane e comunque fino alla risoluzione della sintomatologia. Sono partite anche le indagini epidemiologiche finalizzate a risalire al contagio dell’uomo e alla ricerca dei contatti stretti ai quali verrà chiesta l’autosorveglianza sintomatologica per 21 giorni dall’ultimo contatto con il caso confermato, e che, se dovessero comparire segni/sintomi tipici del vaiolo delle scimmie dovranno contattare immediatamente il loro medico di medicina generale. 

L’iter e il monitoraggio

«La situazione - spiegano dalla direzione sanitaria dell’Area Vasta - è costantemente monitorata dal servizio di igiene e sanità pubblica. La nostra regione e in particolare sta dimostrando di saper mettere in campo una sorveglianza attenta ed efficace come identificato al primo punto dall’Oms per garantire la prevenzione e il controllo dell’infezione. Dobbiamo ricordare che ci troviamo di fronte ad una malattia a trasmissione diretta e che, in particolare alle nostre latitudini, si diffonde tra esseri umani, attraverso contatti stretti. Si tratta inoltre di una malattia molto diversa rispetto al Covid, con i cluster che tendono ad autoeliminarsi. Si tratta ormai di una infezione endemica che conta 6.177 casi nel mondo e 192 in Italia (che si colloca al nono posto per casi) con la quale dovremmo imparare a confrontarci senza allarmismi e inutili paure».

 

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Corriere Adriatico