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SAN BENEDETTO - La Procura della Repubblica ha proceduto al sequestro del conto corrente della dirigente comunale al bilancio Catia Talamonti. Ultimo passaggio di una vicenda complessa che vede protagonisti: Comune, Picenambiente e magistratura.
Il metodo
Si tratterebbe di un sequestro equivalente, una sorta di misura cautelare da parte della Procura per evitare che, in questo caso gli 80mila euro che l’ex presidente Talamonti ha percepito, possano essere traslati. La cifra infatti è riferita ai compensi ricevuti quando la professionista era al vertice della partecipata e che non sarebbero stati restituiti. Tutto nasce dall’incarico che nel 2013 la dirigente Talamonti ricevette dal sindaco Gaspari con la nomina a presidente della Picenambiente seguendo le direttive della legge Madia che imponeva l’investitura dei dirigenti comunali ai vertici delle partecipate al fine di risparmiare sugli emolumenti.
La difesa
Tanto che si è definita vittima di una campagna denigratoria nei suoi confronti, con una gratuita aggressione alla sua reputazione. Sempre la dirigente rigetta l’accusa di aver percepito illegittimamente le indennità in forza dell’esercizio della carica di presidente di Picenambiente, che a suo dire sarebbero state decise e deliberate dall’assemblea dei soci, compreso il Comune di San Benedetto, e liquidate dalla società regolarmente sia sotto il profilo autorizzatorio che fiscale. Puntualizzando come il relativo vantaggio patrimoniale sia stato da lei conseguito dopo aver chiesto accesso e tutela con successo alle autorità giudiziarie competenti che le avrebbero riconosciuto il relativo diritto.
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