La Procura sequestra i soldi versati dalla Picenambiente alla dirigente Talamonti

Il Comune di San Benedetto
Il Comune di San Benedetto
di Alessandra Clementi
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Venerdì 23 Dicembre 2022, 07:20

SAN BENEDETTO - La Procura della Repubblica ha proceduto al sequestro del conto corrente della dirigente comunale al bilancio Catia Talamonti. Ultimo passaggio di una vicenda complessa che vede protagonisti: Comune, Picenambiente e magistratura. 

Il metodo

Si tratterebbe di un sequestro equivalente, una sorta di misura cautelare da parte della Procura per evitare che, in questo caso gli 80mila euro che l’ex presidente Talamonti ha percepito, possano essere traslati. La cifra infatti è riferita ai compensi ricevuti quando la professionista era al vertice della partecipata e che non sarebbero stati restituiti. Tutto nasce dall’incarico che nel 2013 la dirigente Talamonti ricevette dal sindaco Gaspari con la nomina a presidente della Picenambiente seguendo le direttive della legge Madia che imponeva l’investitura dei dirigenti comunali ai vertici delle partecipate al fine di risparmiare sugli emolumenti. La legge stabiliva per quanto riguarda la Picenambiente e quindi la presidente Talamonti un compenso di 12.500 euro l’anno lordi che avrebbero dovuto essere versati direttamente al Comune, oltre a un rimborso forfettario di 4.320 euro. Quindi il denaro percepito dall’allora presidente della Picenambiente sarebbe dovuto tornare nelle casse comunali. Operazione che non sarebbe mai avvenuta, da qui il sollecito di restituzione dei circa 80mila euro avvenuto nel 2020 dall’ex segretaria comunale Maria Grazia Scarpone a cui è seguita la denuncia alla Procura da parte del sindaco Antonio Spazzafumo lo scorso gennaio. Ma già presso la magistratura contabile era arrivata una segnalazione risalente addirittura al 2017 da cui si era mossa la Corte dei conti aprendo un fascicolo. Vicenda oggi riemersa nella discussione politica riguardante la ricognizione delle partecipate e in particolare il controllo pubblico della Picenambiente. E proprio lo scorso 4 novembre, con una delibera di giunta, la Talamonti è stata rimossa dal servizio partecipate al fine di non avere conflitti di interesse. La stessa Talamonti da parte sua ha annunciato di volersi difendere di fronte alla magistratura, forte della sua professionalità e della certezza di aver sempre esercitato le sue funzioni all’insegna dell’interesse pubblico. 

La difesa

Tanto che si è definita vittima di una campagna denigratoria nei suoi confronti, con una gratuita aggressione alla sua reputazione.

Sempre la dirigente rigetta l’accusa di aver percepito illegittimamente le indennità in forza dell’esercizio della carica di presidente di Picenambiente, che a suo dire sarebbero state decise e deliberate dall’assemblea dei soci, compreso il Comune di San Benedetto, e liquidate dalla società regolarmente sia sotto il profilo autorizzatorio che fiscale. Puntualizzando come il relativo vantaggio patrimoniale sia stato da lei conseguito dopo aver chiesto accesso e tutela con successo alle autorità giudiziarie competenti che le avrebbero riconosciuto il relativo diritto.

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