San Benedetto, prima lo scheletro poi il piede: spiaggia a tinte horror

San Benedetto, prima lo scheletro poi il piede: spiaggia a tinte horror
SAN BENEDETTO - Uno scheletro a novembre, i resti di un piede umano giovedì. Dopo i due ritrovamenti, che potrebbero essere collegati, la capitaneria di porto di San...

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SAN BENEDETTO - Uno scheletro a novembre, i resti di un piede umano giovedì. Dopo i due ritrovamenti, che potrebbero essere collegati, la capitaneria di porto di San Benedetto ha inviato ieri mattina dei sommozzatori per ispezionare le scogliere che si trovano di fronte all’area interessata dai due ritrovamenti.

L’ipotesi che il corpo trovato a novembre potesse essere rimasto incastrato tra gli scogli è infatti stata rafforzata dall’ultimo rinvenimento e per questo è avvenuto il sopralluogo durato buona parte della mattinata e in seguito al quale, a quanto si apprende, non sarebbe stato trovato nulla di strano.
  
Nei prossimi giorni, ad ogni buon conto, saranno effettuati degli esami finalizzati in primo luogo a stabilire se i resti ritrovati all’interno della scarpa siano della stessa persona il cui scheletro era stato trascinato fino in spiaggia lo scorso 18 novembre e poi a capire di chi si tratti. La scarpa, con il piede dentro, era stata avvistata nel tardo pomeriggio di giovedì da alcuni passanti nello stesso punto in cui la mattina del 18 novembre scorso erano stati rinvenuti i resti, in avanzatissimo stato di decomposizione, del corpo di una donna non ancora identificata.
 
A quei resti, ossa e pochi brandelli di quello che un tempo era un corpo, mancavano diversi arti tra cui un piede. Piede che potrebbe essere quello trovato giovedì pomeriggio anche se la dimensione della scarpa, un numero 44, farebbe più pensare al fatto che possa appartenere ad un uomo. Quindi le alternative, a questo punto, sono due: o il cadavere trovato a novembre appartiene ad una donna di particolare statura oppure nel giro di due mesi nello stesso punto sono finiti resti umani appartenenti a due persone diverse.
 

Sul posto, subito dopo la chiamata, sono andati gli agenti del commissariato insieme ai militari della capitaneria di porto e il personale dell’Asur. Un ulteriore tassello, insomma, che va ad aggiungersi al mistero di quel corpo che a distanza di due mesi dal ritrovamento, non ha ancora un nome. Tutto quello che al momento è dato sapere, è che si tratta di resti di una donna. «Gli esperti – ha spiegato il comandante della capitaneria di porto Mauro Colarossi – stanno lavorando all’estrazione del Dna per confrontarlo con quello di alcuni profili compatibili di persone scomparse. Se i risultati non dovessero combaciare allora il lavoro da portare per dare un nome a quel corpo sarà davvero complicato». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico