Per lo stabilimento Medusa di San Benedetto un risarcimento milionario: condannata la società di Cincolà e Tulli

Per lo stabilimento Medusa di San Benedetto un risarcimento milionario: condannata la società di Cincolà e Tulli. Una serata dello chalet Bagni Medusa, foto d'archivio
SAN BENEDETTO - L’imprenditore calzaturiero Robertino Tulli e La Medusa srl amministrata da Marco Cincolà dovranno risarcire per un importo pari a 1 milione e 350mila...

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SAN BENEDETTO - L’imprenditore calzaturiero Robertino Tulli e La Medusa srl amministrata da Marco Cincolà dovranno risarcire per un importo pari a 1 milione e 350mila euro la Serena srl di Serena Scaramucci per la violazione del diritto di prelazione dell’affittuario e per la violazione dell’obbligo di manutenzione straordinaria. 

 


I fatti


È clamorosa per l’entità della cifra la sentenza che è stata emessa lo scorso 18 gennaio dal tribunale di Ascoli anche perché si tratta di un provvedimento immediatamente esecutivo. I fatti risalgono all’anno 2019 quando La Medusa srl, concessionaria dello storico stabilimento balneare Medusa di San Benedetto ha trasferito il ramo di azienda a Medusa Beach srl, senza offrire - secondo quanto hanno stabilito il giudice Serena Foti - l’attività in prelazione all’affittuaria Serena srl di Maria Serena Scaramucci. Cosa, questa, che era prevista, è stato evidenziato dai magistrati, il contratto di affitto di ramo di azienda che c’era all’epoca. 


Le motivazioni


Questo, insieme alla mancanza negli anni di manutenzione straordinaria del locale da parte della proprietà, causarono la risoluzione del contratto di affitto per inadempimento delle concessionarie La Medusa srl e Medusa Beach srl. «La complessiva operazione posta in essere dalle parti - si legge nella sentenza -, per come costruita, cela in maniera evidente l’intento di aggirare l’obbligo contrattualmente assunto e alla violazione del diritto di prelazione».


Gli obblighi


E ancora si legge «Era la società affittante onerata di provvedere alla manutenzione straordinaria dell’immobile così come previsto dall’art. 7.3. dell’originario contratto. A tale obbligo l’affittante non ha mai provveduto». Questi i due punti sui quali si era concentrata la denuncia da parte della Scaramucci che è stata assistita nel suo percorso processuale dall’avvocato Sara Pagni del Foro di Ascoli PIceno e oggi dichiara però non tornerebbe mai a gestire lo chalet Medusa che, pure tanta soddisfazione le ha dato.


Gli obiettivi


«Oramai - spiega l’imprenditrice - il mio unico obiettivo è che mi venga riconosciuto quanto economicamente mi spetta. Ero certa che la giustizia avrebbe fatto il suo corso e ora mi sono dedicata a nuove cose. Per 12 anni ho gestito una struttura alla quale ho donato anima e corpo. Era più che la mia casa, trascorrevo praticamente tutta la mia vita lì: lì sono nati i miei quattro figli, lì avrei voluto portare avanti numerosi e ambiziosi progetti, lì c’erano tanti clienti che nel tempo sono diventati amici e anche il logo, quello della Medusa, era stato realizzato da Timoteo Sceverti stilizzando il mio volto. Poi, ad un certo punto, non c’era più niente di tutto questo. Ne ho sofferto moltissimo ma adesso spero solo di ottenere nel modo più rapido possibile quanto ha stabilito la giudice: nessuno mi potrà dare indietro quei sogni ma le opportunità sono comunque arrivate, diverse e nuove». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico