Pronto soccorso, 73 medici precettati: «Reparti sguarniti, caos liste d’attesa»

L'ospedale di San Benedetto
SAN BENEDETTO - «Con questo provvedimento si copre un buco ma si apre una voragine». Così la Cgil commenta la determina dell’Ast con la quale sono stati...

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SAN BENEDETTO - «Con questo provvedimento si copre un buco ma si apre una voragine». Così la Cgil commenta la determina dell’Ast con la quale sono stati precettati 73 medici, dai vari reparti dei nosocomi del Madonna del Soccorso e del Mazzoni, per lavorare al pronto soccorso sambenedettese. Manovra che viene criticata aspramente anche dall’ex consigliere regionale Fabio Urbinati. 


La paralisi


La Cgil esprime forti perplessità di fronte a questa operazione che rischia di comportare chiusure di ambulatori, slittamento delle liste di attesa e soprattutto criticità sul fronte della qualità dell’assistenza. Uno specialista di neurologia, nefrologia o geriatria ha le stesse competenze di uno specialista di medicina e chirurgia di urgenza? È quanto si stanno chiedendo in molti. «Un precetto- afferma il sindacato della Cgil – che va a smantellare il dipartimento medico già fortemente compromesso chiamato ad affrontare guardie di 30 giorni tra festivi e notturni, mettendo in crisi tutta l’attività programmata. Un medico che sta facendo ambulatorio e viene chiamato al pronto soccorso dovrà lasciare tutto e allungare le liste di attesa. Senza parlare della tipologia di assistenza che è sicuramente diversa da quella di un medico del pronto soccorso». Intanto sul fronte medico i malumori aumentano e si annuncia una sorta di ammutinamento. 


L’arroganza


Sul fronte della politica interviene l’ex consigliere regionale Urbinati che tuona: «La precettazione dei medici ospedalieri è un atto di arroganza. Così si mette a rischio il già precario equilibrio che fa funzionare i reparti ospedalieri e l’erogazione delle prestazioni ambulatoriali. Da mesi il primario della medicina d’urgenza di San Benedetto denuncia la mancanza di personale che nemmeno più i “costosissimi” medici delle cooperative riescono a coprire. Ora, non sapendo che fare, la direzione della Ast altro non fa che precettare di imperio i medici di altri reparti che già anch’essi, vivono difficoltà per mancanza di personale. Il rischio, ma più che rischio è una certezza, è quello di creare enormi difficoltà ai primari nell’organizzazione delle attività anche in concomitanza con le ferie estive. Disagi che si ripercuoteranno sui servizi ambulatoriali. Anche se tale decisione può essere assunta in termini di legge, la ritengo di assoluta inadeguatezza e tutta a danno dei cittadini che saranno i primi ad esserne penalizzati. Grave questa politica irresponsabile da parte della Regione».

«È vero che al pronto soccorso servono specialisti, ma sembra che nessuno, nel centrodestra e nel centrosinistra, abbia voglia di porsi domande sui due principali motivi di questa carenza. Perché tanti medici lasciano il nostro pronto soccorso?» si domanda il comitato Salviamo il Madonna del Soccorso. 
 

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Corriere Adriatico