San Benedetto, giro di vite alla movida molesta: stop alle ordinanze, si seguirà l’esempio di Milano e Bologna. Ecco come

La movida in Riviera
SAN BENEDETTO - Stop alle ordinanze di primavera ed estate per contrastare la movida molesta. Ora è il tempo di un regolamento. È quanto si è discusso nella...

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SAN BENEDETTO - Stop alle ordinanze di primavera ed estate per contrastare la movida molesta. Ora è il tempo di un regolamento. È quanto si è discusso nella riunione dei capigruppo svoltasi martedì sera in Comune, dove l’assessora al commercio, Laura Camaioni, ha illustrato la bozza del regolamento per disciplinare la vita notturna sambenedettese, che sarà presto presentata alle associazioni di categoria per poi approdare in consiglio comunale. 

 

Si tratta di un percorso avviato già all’inizio del mandato Spazzafumo al fine di dotare l’amministrazione di uno statuto a cui poter fare riferimento in materia di orari, decibel e regole da adottare per garantire una convivenza anche nelle ore notturne. Un vero progetto pilota per fronteggiare la movida molesta. In campo Comune, forze dell’ordine, comitati di quartiere e la polizia privata. Una vera e propria task force per non farsi trovare impreparati all’estate quando il fenomeno della movida raggiungerà l’apice. «Un modo per evitare le continue ordinanze – spiega l’assessora Camaioni – ma vogliamo dotarci di un regolamento vero e proprio così come hanno fatto diverse città italiane. Lo condivideremo presto con le associazioni di categoria». Uno statuto che si rivolge a tutte le attività di somministrazione quindi ristoranti, bar, locali e in estate chalet. L’ultima ordinanza emessa dal sindaco la scorsa estate prevedeva la chiusura di tutti i locali adibiti, a qualsiasi titolo, alla vendita o somministrazione di alimenti e bevande entro le 3 del mattino ed entro le 5.15 quelli in possesso di licenza per pubblico spettacolo, le cosiddette discoteche. Dalle 21 alle 6, invece i locali, non dovevano somministrare o vendere bevande alcoliche e superalcoliche per l’asporto in qualsiasi contenitore. 

Il progetto pilota

 

Gli uffici stanno lavorando così a un progetto pilota, sulla scia di altri già adottati in grandi centri come Bologna e Milano, che vedrebbe coinvolte le forze dell’ordine, la security, i comitati di quartiere, associazioni di categoria e il Comune nella veste di coordinatore. I quartieri avrebbero il compito di fare da tramite tra i cittadini e quindi coloro che segnalano e lamentano il disturbo della quiete pubblica con gli operatori quali titolari dei locali del centro. Il compito più difficile sarà commisurare le esigenze del commercio con quelle della quiete pubblica da garantire ai residenti.

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Corriere Adriatico