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SAN BENEDETTO - Anche la sanità prova a ripartire e, nonostante tutte le difficoltà dettate dal Covid e non solo, ecco che venerdì scorso nel reparto di Cardiologia del Madonna del Soccorso è stato eseguito per la prima volta un intervento di ablate and pace su un paziente con fibrillazione atriale ad alta frequenza.
L’intervento su un uomo di 77 anni, della zona, è stato possibile grazie al rapporto che il primario Vito Maurizio Parato, ha instaurato con i colleghi della Cardiologia di Urbino e, in particolare con Maurizio Mezzetti noto esperto di elettrofisiologia.
La progressiva perdita di forza contrattile del cuore porta poi allo scompenso cardiaco e a una prognosi purtroppo infausta. L’intervento eseguito consiste nella esclusione elettrica (via ablazione con radiofrequenza) di un piccolo nodo, posto al centro del cuore (nodo atrioventricolare) che, bombardato dalla fibrillazione, costringe il cuore a battere troppo velocemente e nell’impianto di un pacemaker che prende il controllo del ritmo del cuore consentendogli di battere a una frequenza normale.
L’intervento è stato eseguito con strumentazione di ultima generazione (mappatore elettro-anatomico) acquisita dall’Area Vasta 5 a inizio anno «grazie alla sensibilità e all’impegno del direttore Milani spiega il primario Parato -: la fibrillazione atriale è una patologia cardiaca molto diffusa (circa un milione di persone in Italia) e in molti casi anche decisamente invalidante che va combattuta in tutti i modi poiché incide negativamente sulla qualità della vita e la longevità. Nella sindrome post-Covid, poi, tale aritmia è molto spesso presente e contribuisce a complicare il quadro clinico. Ecco perché l’impegno della Cardiologia rivierasca contro tale patologia vuole continuare, sempre più concreto ed efficace». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico