Contagiato alla festa: «Era aperitivo-cena all'aperto: molti ragazzi sono andati anche in altri locali»

Tamponi pronti per le anailisi
SAN BENEDETTO - «Eravamo a cena, ma la maggior parte di noi si trovava all’aperto, vicino al la spiaggia». A parlare è uno dei venti ragazzi che risultano...

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SAN BENEDETTO - «Eravamo a cena, ma la maggior parte di noi si trovava all’aperto, vicino al la spiaggia». A parlare è uno dei venti ragazzi che risultano contagiati dopo la serata nello chalet sambenedettese. «Era un semplice “aperitivo cenato” - spiega - che si svolgeva prevalentemente all’esterno, sul lato Est della struttura, verso il mare. Le mascherine, comunque, venivano indossate. Per mangiare o bere si abbassavano, certo, ma non ho notato comportamenti particolarmente irresponsabili». 

Prenotati solo per altre 54mila prime dosi, poi solo richiami. Marche sotto al milione di vaccinati, lontane dall'immunità

 

Il ragazzo, poco più che maggiorenne, ha lievi sintomi, tosse e spossatezza ed ora è in casa, nella propria stanza, con i familiari che per il momento risultano negativi al tampone. «Quando si è sparsa la voce che c’era un sintomatico siamo stati contattati dall’Asur e ci siamo sottoposti al tampone, quindi per quanto mi riguarda è arrivato il responso della positività al virus. Poi è uscito fuori il nome di un altro chalet, sempre a San Benedetto, dove si sarebbero sviluppati altri contagi che sarebbero collegati in qualche modo a quella cena». Cena che si è tenuta nella prima parte della serata: «Era molto presto - dice - abbiamo cominciato a mangiare che saranno state le 20 e siamo stati lì un paio d’ore abbondanti. Poi qualcuno ha continuato a girare per altri locali mentre altri, come me, sono tornati a casa. Era una serata normalissima, organizzata dal locale. Si pagava alla romana, ognuno per sé». Ora sono tutti con il fiato in sospeso. Chi è positivo sa che dovrà restare in casa e aspettare il tampone negativo mentre chi è ancora negativo, e soprattutto i familiari dei ragazzi, sono in attesa di conoscere gli esiti degli ulteriori tamponi ai quali si sono sottoposti. Il timore non è tanto per i ragazzi quello di avere contratto il Coronavirus quanto di potere infettare familiari che non hanno fatto o non hanno ancora completato il ciclo di vaccinale. Specie se si tratta di variante Delta, purtroppo molti casi avvenuti in Inghilterra, dimostrano che una sola dose di vaccino è insufficiente per non contrarre il virus.

 

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Corriere Adriatico