SAN BENEDETTO - Gli assegni alle prime quattro imprese sono arrivati. Ma la buona notizia è che entro il 2015 anche tutte le altre che subirono danni - e i privati - potranno...
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“Tutta l’opera pubblica - spiega ancora l’avvocato Arzilli - secondo i giudici di secondo grado - è stata realizzata con gravi carenze ed errori progettuali hanno riconosciuto i giudici nella propria sentenza. In particolare hanno evidenziato che sono stati realizzati in maniera erronea gli argini che prima erano inesistenti ma posti a soli 70 metri e questo ha determinato un restringimento dell’alveo di pena con l’aumento delle portate di sezione comportando un incremento dei livelli idraulici e l’aumento della velocità media dell’acqua e della sua capacità corrosiva. Va aggiunto che in quei giorni dell’aprile 92 le precipitazioni meteo non sarebbero state eccezionali, tutt’altro e dunque il progetto redatto dall’inger Mattiolo nel 1978 era stato realizzato con opere idrauliche di restringimento assolutamente inadeguate alla portata massima di piena ragionevolmente prevedibile”. Insomma, la causa dell’alluvione del Tronto - oramai è accertato - non va ricercata né in una “bomba d’acqua” né nell’apertura della diga di Talvacchia ma in un progetto fatto male che portò al restringimento del fiume e alla sua successiva fuoriuscita dagli argini realizzati in maniera sbagliata. Per tutto questo il reato dell’ingegnere fu dichiarato prescritto mentre a liquidare le somme appena incassate - e quelle che verranno - ci ha pensato la Banca d’Italia tramite il provveditorato che ha attinto a un fondo presente nel Bilancio dello Stato.
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Corriere Adriatico