Monteprandone, passione e botte Arrestati padre, figlio e rivale

I carabinieri in azione
MONTEPRANDONE - Motivi passionali, dissidi precedenti e una serie di accuse e denunce. C’è tutto questo di contorno all’episodio che si è verificato...

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MONTEPRANDONE - Motivi passionali, dissidi precedenti e una serie di accuse e denunce. C’è tutto questo di contorno all’episodio che si è verificato lunedì pomeriggio a Centobuchi e che ha visto due auto sfrecciare per la Salaria, tamponarsi e fare poi da sfondo ad una rissa tra tre persone fermata soltanto grazie all’intervento dei carabinieri. I tre protagonisti dell’episodio, due tunisini ed un albanese, che erano stati fermati dai militari, sono stati arrestati nelle ore successive ai fatti. Ma andiamo con ordine. Tutto è iniziato perché un venticinquenne albanese, in regime di arresti domiciliari ma autorizzato a stare in giro per un permesso lavorativo, anziché tornare a casa dopo il turno, ha deciso di raggiungere una ragazza nordafricana, con la quale pare avesse avuto una relazione nei mesi precedenti, per importunarla.


Della cosa sono evidentemente stati subito informati i familiari della giovane, il padre quarantenne il fratello ventenne che sono usciti di casa scagliandosi contro l’albanese il quale è risalito in auto cercando di allontanarsi in tutta fretta. Ed è in quel momento che è partito l’inseguimento terminato a poca distanza. Il padre e il fratello della ragazza si sono infatti messi, sulla propria autovettura, dietro l’albanese speronandolo e costringendolo a fermarsi. Una volta raggiunto lo hanno preso a calci e pugni di fronte agli occhi sbigottiti di numerosi passanti e automobilisti che hanno subito dato l’allarme. 

I carabinieri sono arrivati in pochi minuti riportando la calma e portando via i due tunisini. L’albanese è invece stato caricato a bordo di un’ambulanza del 118 e trasportato in ospedale dove è stato medicato. I militari hanno ascoltato tutti e tre ed è venuta fuori una storia fatto di fortissimi contrasti che andavano avanti ormai da tempo e che sarebbero addirittura scaturiti, in passato, nell’incendio doloso appiccato a due autovetture riconducibili alla famiglia dei nordafricani.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico