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ASCOLI Crescono anche in provincia di Ascoli, in linea con lo scenario regionale, gli infortuni sul lavoro denunciati. Nel Piceno, infatti, a fine 2022 risultavano 308 in più i casi registrati, secondo i dati annuali diffusi dall’Inail ed elaborati dalla Ires Cgil, rispetto al 2021. Si è saliti a 2.739 infortuni denunciati nella provincia in tutto il 2022 rispetto ai 2.071 dell’anno precedente. Con un incremento del 14,9%, quasi in linea con il dato marchigiano che si attesta al 15,1%. Il territorio piceno si colloca, per quanto riguarda la percentuale di infortuni sui luoghi di lavoro, dietro la provincia di Macerata, che fa registrare un incremento del 24,4% e quella di Fermo con aumento dei casi del 17,4%. Seguono invece la provincia ascolana quella di Ancona (+12,9%) e quella di Pesaro Urbino (+10,2%).
Infortuni in crescita
Dati alla mano, nella provincia di Ascoli si registra una crescita non trascurabile di infortuni nei luoghi di lavoro, a fine 2022, rispetto all’anno precedente.
L’analisi
Secondo l’analisi svolta dalla Ires Cgil riguardo il dato 2022 sugli infortuni nei luoghi di lavoro, gli infortuni sono cresciuti nell’ultimo anno soprattutto nell’industria e servizi e nel pubblico. E, analizzando gli infortuni più nel dettaglio, emerge come il maggior incremento di casi si registra nelle attività di trasporto e magazzinaggio, così come un aumento significativo si registra nel settore delle costruzioni e nella sanità e assistenza sociale. A fare le spese della crescita degli infortuni sono soprattutto le categorie più deboli, ovvero giovani e donne. In particolare, analizzando l’età, emerge come ad essere più colpita è la fascia dei lavoratori under 20 (+40,9%), ossia la classe di età soggetta maggiormente a forme contrattuali più precarie. «Tutto ciò – sottolinea la Ires Cgil - impone una riflessione approfondita sul ruolo della formazione, a partire da quella relativa all’alternanza scuola lavoro». Anche le donne risultano essere più penalizzate, con una crescita delle denunce di infortuni pari al 24,5%, mentre gli uomini segnano un incremento del 9,8%. E anche per le lavoratrici, così come per i giovani si riscontra una maggiore flessibilità di lavoro e precarietà.
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Corriere Adriatico