Ascoli, il Piceno piange altri due morti di Coronavirus. Lo strano caso dell'infermiera malata ma negativa ai tamponi

Ascoli, il Piceno piange altri due morti di Coronavirus. Lo strano caso dell'infermiera malata ma negativa ai tamponi
ASCOLI - Il Piceno conta, purtroppo, altre due vittime per il Covid-19. Si tratta di un uomo di 82 anni, residente a Monsampolo, deceduto la scorsa notte, che era stato a contatto...

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ASCOLI - Il Piceno conta, purtroppo, altre due vittime per il Covid-19. Si tratta di un uomo di 82 anni, residente a Monsampolo, deceduto la scorsa notte, che era stato a contatto con un familiare positivo al Coronavirus. Le condizioni dell’uomo sono subito apparse gravi e vani sono stati i tentativi dei medici per salvarlo. A quello che si è potuto sapere, sembra che l’uomo non soffrisse di gravi patologie precedenti. Inoltre una donna di San Benedetto di 68 anni affetta da un tumore in fase terminale e deceduta a Teramo. Ora le vittime sono 6.


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Strano, invece, il caso di una infermiera dell’Area Vasta 5, che dopo essersi sottoposta a tre tamponi risultati tutti negativi, ad un più approfondito esame, attraverso l’ago aspirato, ha scoperto di essere positiva al Covid-19.
 
Le condizioni della donna sono serie ma non preoccupanti. A volerci vedere chiaro è stata la professionalità e la pazienza dei medici del Dipartimento di Prevenzione, che non erano convinti dei risultati del tampone e così hanno deciso di andare fino in fondo, scoprendo, in questo modo, la positività della donna al Coronavirus. Segno, come spiegano dallo stesso Dipartimento di Prevenzione, che l’esame del tampone è molto relativo perchè si riferisce all’istante in cui viene effettuato e, pertanto, non offre poche garanzie sulla positività o meno del soggetto. 

I numeri 
Per quanto riguarda i numeri, il Dipartimento di Prevenzione, segnala alla giornata di ieri, la presenza di 173 casi positivi, con tre nuovi casi. Provenienti da altre Aree Vaste, la positività di otto soggetti. In terapia intensiva risultano sei ricoverati, mentre in terapia subintensiva il numero è di otto pazienti ricoverati. In isolamento, ci sono 368 persone. E, a proposito dei tamponi, che sembrano, in maniera alquanto errata, siano diventati il toccasana nella diagnosi del Covid-19, ci sono un centinaio di tamponi stessi chiusi nelle celle frigorifere da alcuni giorni e non ancora processati per la mancanza dei reagenti. Ieri, la casa fornitrice dei kit, ha inviato all’Area Vasta 5 circa 4mila tamponi e reagenti, con i quali occorrerà andare avanti almeno per una settimana. Cosa si farà con i kit arrivati ieri? Secondo una circolare dell’Area Vasta 5, i tamponi dovrebbero essere effettuati solo alle persone sintomatiche, ma dopo quanto accaduto a S. Benedetto, dove l’esame è stato fatto a tappeto sia sul personale sanitario dell’ospedale Madonna del Soccorso che ai medici di Medicina Generale, adesso, sono gli operatori sanitari di Ascoli che stanno scalpitando. 

Il fronte sindacale 

Intanto, il fronte sindacale scalda i motori in previsione di dure iniziative. In una lettera della Rsu dell’Area Vasta 5 indirizzata al presidente e vicepresidente della Regione, Luca Ceriscioli e Anna Casini, i sindacati denunciano, secondo loro, una «intollerabile e grave latitanza della direzione generale dell’Asur rispetto alle problematiche inerenti al personale dipendente a cui è formalmente preposto». Una lettera in cui si denuncia ancora una volta la carenza di personale e la mancanza di dispositivi di protezione. «Gli operatori dell’Area Vasta 5 - continua la lettera - che alla data odierna ancora non dispongono degli adeguati dispositivi individuali di protezione, che in primis subiscono i riflessi della riconversione dell’Ospedale Madonna del Soccorso in struttura sanitaria Covid e il trasferimento delle unità operative e servizi ambulatoriali e diagnostici al “Mazzoni” di Ascoli, senza un’adeguata implementazione delle dotazioni organiche di entrambi i presidi ospedalieri con la conseguente balcanizzazione degli stessi servizi sanitari, non sono più disponibili a subire i disastrosi, negativi riflessi di una sanità in affanno, causa il mancato confronto con chi è preposto alla gestione e soluzione delle problematiche. E’ indubbio che in assenza di qualsiasi iniziativa finalizzata a rimuovere la denunciata gravissima inadempienza, verranno attivate le conseguenti iniziative sindacali». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico