ASCOLI - Davanti al giudice per le udienze preliminari, Rita De Angelis, sono comparsi ieri mattina i sette romeni, facenti parte di una banda accusata di furti alle colonnine che...
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La tecnica a cui i presunti banditi facevano ricorso era sempre la stessa. Dopo aver individuato le stazione di servizio da prendere di mira, nel corso della notte con un autocarro in retromarcia, naturalmente il mezzo pesante era stato in precedenza rubato, sradicavano la colonnina nella quale confluivano i soldi degli automobilisti che in precedenza avevano fatto rifornimento di carburante con il sistema del “fai da te”. Tutto risultava estremamente facile in quanto entravano in azione in orari nei quali solo per una mera casualità potevano imbattersi in un automobilista. Tra l’altro ad agire erano quasi sempre in due mentre gli altri tre avevano il compito di sorveglianza, avvertendo con il telefonino se qualcuno si stava avvicinando. Riuscivano ad eludere le immagini delle telecamere di sicurezza perchè si coprivano il volto con il passamontagna. La loro attività, comunque, era allargata anche in Puglia e Lazio. Sempre secondo l’accusa a Viterbo, dopo aver rubato un furgone Nissan, nell’ottobre 2014 tentarono il colpo, ma , dopo aver sfondato con l’auto rubata la saracinesca della sede di una ditta locale, furono costretti ad abbandonare il progetto non avendo previsto l’entrata in funzione dell’allarme.
La banda era diventata il “terrore” delle stazioni di servizio dislocate nell’ascolano e nell’Abruzzo, che non trovavano il modo di poter prevenire le azioni criminali, ma dal momento in cui scattarono le indagini condotte dal Roni del comando provinciale di Ascoli, ogni movimento del gruppo di romeni è stato tenuto sotto controllo fino a quando la Procura della Repubblica non emise nei confronti dei componenti della banda l’ordinanza di carcerazione. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico