ASCOLI - Soldatesse vittima di prevaricazioni sessuali ad Ascoli, nella caserma di Salvatore Parolisi. Una militare accusa un caporal istruttore: "Mi ha buttata a terra, poi mi ha...
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Forse erano proprio questi i segreti che Melania Rea minacciava di rivelare per vendicarsi di Salvatore Parolisi, marito-soldato, impenitente fedifrago, amante di una conducente di carri armati. Forse proprio per impedirle di parlare fu uccisa da Salvatore il 18 aprile 2011. Quel Salvatore, condannato a 30 anni in appello per il delitto, che ora rischia un nuovo processo con altri 12 caporali istruttori del 235° Rav Piceno per un'inchiesta parallela.
La Procura militare di Roma contesta a lui, come ai colleghi, la violata consegna per aver ricevuto le allieve dopo la mezzanotte, quando avrebbe dovuto controllare sulla sicurezza della caserma. Una caserma a luci rosse, se è vero quello che emerge dallo svelarsi delle carte delle varie Procure che indagano sul caso. Se i magistrati con le stellette della Capitale contestano, con avvisi di fine indagine, inviti dei superiori alle soldatesse a bere un bicchierino e fare qualcosa in più, occhiate lascive nella cerniera della tuta e le solite oscenità, rimanendo comunque nell'ambito di un rapporto consensuale, seppure sotto sudditanza psicologica, la Procura di Ascoli alza ulteriormente il tiro. In un'indagine parallela mette a verbale i racconti di sei allieve e chiede di processare il caporal maggiore G.M. come aguzzino e sadico sessuale.
In due mesi, maggio e giugno 2010, avrebbe tiranneggiato il ogni modo le aspiranti soldatesse. L'addestramento tipo? "Calci, pugni, pizzicotti, schiaffi dietro la nuca - scrive il Pm Ettore Picardi nel suo atto d'accusa - colpendole con una bacchetta di plastica denominato “la picchiallieva”". L'unico rimbrotto riferibile? "Mi fate schifo, non mi è mai capitato un plotone di m. come il vostro". Perfino minacce: "C'è qualcuna tra voi che ha fatto la spia, è andata a dire che sono stato ingiusto. Quando saprò i nomi, la perseguiterò fino al reparto". Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico