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La riforma del Reddito di Cittadinanza vede il debutto del programma Sfl: al via dal primo settembre, oggi sono solo 15 i beneficiari nella provincia (6 ad Ascoli e 9 a San Benedetto). La misura si rivolge alle persone senza i requisiti per l’assegno di inclusione, ma ritenute in grado di lavorare (con età tra i 18 e i 59 anni, senza minori o persone con disabilità a carico) e prevede un’indennità che viene riconosciuta a chi partecipa a corsi di formazione o politiche attive per il lavoro.
La Cgil: «Strumenti divisivi e discriminatori»
«Sono due strumenti parziali, divisivi e discriminatori. E nel nostro territorio il rischio è innescare una vera problematica. Siamo la provincia con i redditi da lavoro e pensioni più bassi di tutta la regione». Non usa giri di parole la segretaria generale della Cgil, Barbara Nicolai. L’avvento di queste due misure non è visto con favore. «Il reddito di cittadinanza è stato l’unico strumento universale di contrasto alla povertà – aggiunge -. Quali saranno i benefici adesso? I criteri di assegnazione dei sostegni sono discutibili, non prendono in considerazione la reale condizione economica ma guardano alla composizione del nucleo familiare. Non è un vero strumento di protezione sociale».
L’imprenditore Bruno Bucciarelli, ex presidente di Confindustria Marche, accoglie con favore le misure, ma l’orizzonte deve essere chiaro. «Non possiamo più permetterci di tapparci gli occhi di fronte a chi non riesce a trovare un lavoro. Sono favorevole a una misura che abbia l’obiettivo di sostenere il lavoratore affinché possa trovare le giuste competenze e divenire così produttivo per la società - spiega -. Lo ritengo come un bonus di avviamento al lavoro. In questo senso il ruolo dell’imprenditore è fondamentale: deve avere la capacità di stimolare il lavoratore secondo la sua attitudine. Dico però no ai fannulloni. E i controlli devono essere intransigenti». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico