Ascoli, la Corte dei conti censura la Provincia su debiti e crediti

Ascoli, la Corte dei conti censura la Provincia su debiti e crediti
ASCOLI - ​La Corte dei Conti censura i conteggi (per l'accertamento di crediti e debiti residui) della Provincia ed ora l'ente deve riprendere la calcolatrice e...

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ASCOLI - ​La Corte dei Conti censura i conteggi (per l'accertamento di crediti e debiti residui) della Provincia ed ora l'ente deve riprendere la calcolatrice e ridefinire il tutto. Una presa di posizione, quella della magistratura contabile, che ora porta Palazzo San Filippo anche ad autosospendere il decreto presidenziale dello scorso 30 giugno con il quale, per l'appunto, si erano definiti i residui, attivi e passivi fino a gennaio 2015. Una bocciatura, dunque, per il riaccertamento straordinario di crediti e debiti e delle conseguenti variazioni contabili. Il parere negativo, in realtà, era già arrivato dall'organo di revisione economico-finanziaria dell'ente, con particolare riferimento alla modalità di computo del fondo crediti, ritenuto di "dubbia esigibilità". Fatto sta che, in parole povere, i revisori si erano già espressi negativamente sul calcolo dei crediti e la loro reale attendibilità. Un riaccertamento straordinario di crediti e debiti residui, che aveva, dunque, trovato un parere contrario dell'organo di revisione. Cui fa seguito la lettera della sezione delle Marche della Corte dei conti che fa proprie le censure dei revisori e richiede delucidazioni in ordine alla rideterminazione del risultato di amministrazione, alla cancellazione straordinaria dei residui attivi e passivi, al fondo crediti di dubbia esigibilità ed alla determinazione del fondo pluriennale vincolato. Insomma, alla Corte... i conti non tornano. E la Provincia, a seguito di un'apposita audizione, ha con tutta onestà riconosciuto la fondatezza di una parte delle osservazioni mosse e si è riservata la possibilità di procedere ad un nuovo riaccertamento annullando provvisoriamente, in sede di autotutela amministrativa, il precedente. Un passo indietro per riallinearsi alle rigide direttive dei giudici contabili.
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Corriere Adriatico