Sanità, personale in stato di agitazione ad Ascoli: critiche all’Ast per il mancato rinnovo di 50 contratti

L'ospedale Mazzoni
ASCOLI - Proclamato lo stato di agitazione da parte del personale dipendente dell’Azienda sanitaria territoriale di Ascoli con conseguenti iniziative sindacali che verranno...

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ASCOLI - Proclamato lo stato di agitazione da parte del personale dipendente dell’Azienda sanitaria territoriale di Ascoli con conseguenti iniziative sindacali che verranno programmate nei prossimi giorni.  


Le motivazioni


Tira aria di tempesta presso l’Ast di Ascoli con le sigle Rsu, Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Nursind, Nursing up, Fials usb e Ugl rappresentate rispettivamente da Paolo Grassi, Viola Rossi, Giorgio Cipollini, Paolo Sabatini, Maurizio Pelosi, Roberto Tassi, Fausto Menzietti, Mauro Giuliani e Benito Rossi. Una sorta di anticamera per eventuali scioperi al fine di contestate il mancato rinnovo dei contratti di lavoro per almeno 50 dipendenti. Giovedì scorso la direzione dell’Ast ha comunicato alla Rappresentanza sindacale unitaria e ai rappresentanti di tutte le organizzazioni sindacali il taglio del personale a decorrere dal prossimo primo gennaio, attraverso la mancata proroga di circa 50 lavoratori di diverse professionalità in servizio a tempo determinato, nonostante che molti di essi abbiano già maturato i requisiti per essere stabilizzati secondo la vigente normativa Covid.

Tale scelta sarebbe stata determinata dalla mancata previsione dei relativi posti nella dotazione organica e dal conseguente mancato finanziamento da parte della Regione Marche. Il nodo sarebbe soprattutto sulla situazione degli operatori socio sanitari, i cosiddetti oss, assunti come tali durante la pandemia ma impiegati in altri servizi come quelli tecnici o amministrativi. Di conseguenza presso la Regione risulta che all’Ast di Ascoli ci sono almeno 30 Oss ma in concreto sarebbero molti di meno in quanto utilizzati come impiegati o in altre mansioni. 

«Riduzione inammissibile»


«Questa riduzione - affermano le sigle sindacali - è inammissibile e se confermata, avrà conseguenze devastanti sui servizi sanitari con riflessi diretti sulla collettività Picena, che ancora una volta si vedrebbe ulteriormente discriminata rispetto alle altre realtà territoriali della Regione Marche. Appare semplicemente paradossale che, nonostante gli incredibili carichi di lavoro, le ferie non fruite fin dal 2022, i turni prolungati fino a 12 ore e gli ordini di servizio, si possa contemplare un taglio di personale». Da qui la proclamazione dello stato di agitazione che potrebbe portare gli operatori a incrociare le braccia nelle prossime settimane o a organizzare manifestazioni. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico