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ASCOLI - La mancanza di personale, medico e infermieristico, si aggrava sempre di più e rischia di ripercuotersi sensibilmente sui servizi ai cittadini. A rendere ancor più complicata la situazione ci si è messo ancora una volta il Covid e la nuova ondata di contagi che inevitabilmente non ha risparmiato i sanitari in servizio al Mazzoni e al Madonna del Soccorso.
Sono una settantina gli operatori al momento positivi, una cinquantina solo quelli di Ascoli, che pertanto vanno ad incidere sulle sempre maggiori difficoltà per coprire i turni di lavoro. Anche perchè, nonostante la proroga fino alla metà del prossimo mese di settembre dei circa trecento contratti a tempo determinato, gran parte di loro dovranno consumare prima della scadenza i giorni di ferie che hanno accumulato nel corso dei mesi e che non hanno potuto godere a seguito del blocco imposto nel periodo Covid. Nel frattempo l’Area vasta 5, nel tentativo di provare a dare una spinta decisa alla campagna vaccinale che da tempo segna il passo, ha predisposto un nuovo punto di somministrazione davanti al pronto soccorso di San Benedetto dove è stato posizionato uno dei camper a disposizione che garantirà il servizio il lunedì e mercoledì dalle ore 9 alle 13 e dalle ore 14 alle 18.
Inoltre, è stata predisposta l’apertura il martedì e giovedì dalle ore 9 alle 13 e dalle ore 14 alle 16 del punto vaccinale di Ascoli presso la Casa della gioventù di Pennile di sotto che rimarrà aperto anche nella giornata di oggi dalle ore 9 alle 11 per coloro che vorranno vaccinarsi. Sabato prossimo,9 luglio, invece lo si potrà fare con gli stessi orari a San Benedetto. Sono sul piede di guerra i sindacati poichè il personale è allo stremo e dai vertici dell’Asur non arrivano, almeno per il momento, notizie rassicuranti. Tanto più che, negli ultimi giorni si sta registrando un leggero incremento dei ricoveri a causa della pandemia sebbene ancora la situazione non preoccupa. Altro argomento spinoso è quello dell’accorpamento dei reparti, soprattutto nel periodo estivo. Non va dimenticato che da quasi due anni il reparto di Urologia è accorpato con quello di Chirurgia che va ad incidere sull’attività ospedaliera e su un eventuale potenziamento delle unità operative. Ma la mancanza di personale specializzato si ripercuote anche sui servizi assistenziali domiciliari. Dallo scorso 30 giugno hanno terminato la loro attività le Usca, le unità speciali di continuità assistenziali che in piena pandemia hanno svolto un prezioso lavoro per fronteggiare il virus e cercare di evitare le ospedalizzazioni.
Le Uca
Da ieri il decret o ministeriale sul riordinmo dei servizi sanitari ha previsto l’istituzione delle Uca, ovvero le unità di continuità assistenziale, prevedendo la presenza di un medico e di un infermiere sul territorio ogni centomila abitanti.
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Corriere Adriatico