OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
ASCOLI - I capolavori artistici esposti in pinacoteca sempre più richiesti dalle gallerie più prestigiose italiane e internazionali. In ordine di tempo, l’ultima delle opere custoditi negli scrigni museali cittadini ad essere trasferito temporaneamente verso altre esposizioni è “L’Angelo ribelle” su sfondo rosso, realizzato da Osvaldo Licini con pittura a olio sul tema dell’angelo anticonformista e per questo cacciato dal Paradiso.
Il dipinto
Il dipinto, che insieme alle celebri Amalassunte rappresenta l’acme della pittura liciniana, nel periodo che va dal 1941 al 1956, cioè successivo alla fase astratta, ha lasciato la pinacoteca, dopo severe misure di sicurezza, per volare a Milano, alla volta di una importante mostra.
La riflettografia a infrarossi, infatti, ha permesso di individuare dettagli non visibili a occhio nudo. «Questo porta il visitatore al cuore di ciò che rende emozionante la storia dell’arte: la scoperta di altri dipinti sotto la superficie di un’opera nota » ha spiegato il direttore della pinacoteca di Brera. James Bradburne ritiene che solo una ricerca costante permetta di comprendere il metodo e il processo creativo di un’artista. Ma il prestito seppure temporaneo, di questa magnifica opera non è altro che l’ultima richiesta di capolavori esposti ad Ascoli, a partire dall’intera collezione di Licini del Polo Sant’Agostino, composta da 40 dipinti e 38 disegni del maestro, ambita dai maggiori musei: dal Guggenheim di Venezia al Museo D’Orsay di Parigi. Anche un altro capolavoro, uno dei più prestigiosi presenti in Pinacoteca, “L’Annunciazione” di Guido Reni, è stato oggetto di recente interesse da parte del museo del Prado di Madrid, una delle più visitate gallerie del mondo.
Le richieste
Lo stesso quadro, “L’Annunciazione”, non molto tempo fa era stato chiesto da Vittorio Sgarbi per l’esposizione bolognese “Da Cimabue a Morandi”. Lo scorso anno, due opere firmate da Giovanni Battista Crema conservate nella galleria cittadina, erano partite per Ferrara per far parte di una personale al Castello estense, così come l’opera bronzea dello scultore ascolano Romolo Del Gobbo che raffigura “Paolo e Francesca” aveva raggiunto Forlì, per un evento finalizzato a mettere in rilievo il legame tra Dante e le arti di tutti i tempi. Favorevole a questi prestiti è da sempre il direttore dei musei civici, Stefano Papetti, convinto che possa far conoscere Ascoli fuori dai confini, offrendo anche l’opportunità di interventi di restauro a carico dell’organizzazione delle mostre richiedenti.
Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico