C’è l’ok a gazebo e pensiline per riattivare il commercio in centro storico. Le strutture non potranno essere impattanti

C’è l’ok a gazebo e pensiline per riattivare il commercio in centro storico. Le strutture non potranno essere impattanti
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ASCOLI - Un’ulteriore iniezione di fiducia per il commercio ascolano - sopravvissuto a sisma, emergenza pandemica, inflazione e maxi-bollette – arriva ora con la possibilità, in particolare per le attività del food, di poter installare anche su aree e terrazze private gazebo (di una certa tipologia) per una superficie superiore ai 15 metri quadrati finora consentiti. A garantire lo sblocco della relativa variante urbanistica, voluta dal sindaco Marco Fioravanti in raccordo con il vice sindaco con delega all’Urbanistica Giovanni Silvestri e l’assessore al commercio Nico Stallone, c’è ora l’avviso mirato a consentire eventuali osservazioni da parte di cittadini entro il 23 maggio, per poi consentire l’operatività del provvedimento. Un provvedimento che, salvo inconvenienti, avrà efficacia entro il mese di giugno. Di fatto, quindi, l’estate ascolana potrebbe essere contrassegnata anche dalla presenza di strutture come pergole, gazebo e pensiline di tipologie consentite per spazi più ambi rispetto ad ora e anche sulle terrazze di immobili privati. Un ulteriore segno di vitalità e voglia di ripartenza che dovrà comunque conciliarsi con il rispetto delle monumentalità e bellezze architettoniche cittadine.  



La decisione dell’Arengo di procedere con una variante urbanistica che amplia le possibilità delle attività commerciali di sfruttare al meglio le proprie aree esterne o terrazze (balconi esclusi) per accogliere una maggiore clientela, si traduce in concretezza con la pubblicazione dell’avviso necessario ad accogliere eventuali osservazioni da parte della cittadinanza, con il termine ultimo del 23 maggio. Dopodiché, nel caso ci fossero, l’Arengo dovrà controdedurre, mentre in caso contrario la procedura sarà conclusa con l’approvazione. Questo significa che entro giugno il provvedimento diventerebbe operativo. La necessità di introdurre tale opportunità viene motivata dall’amministrazione comunale con la volontà di favorire maggiormente l’utilizzo di spazi esterni pertinenziali di attività commerciali, anche per superare le conseguenze negative legate alla recente emergenza sanitaria per il Covid-19 che aveva imposto l’obbligo del distanziamento sociale e il divieto di assembramenti di persone soprattutto in ambienti chiusi. In concreto, si amplierà la possibilità di utilizzare arredi e strutture leggere (come ad esempio gazebo) occupando anche più dei 15 metri quadrati finora consentiti, purché non si vada oltre il 50% della superficie disponibile. 

Solo teli di tessuto per la copertura


Nelle aree esterne private e nelle terrazze delle attività commerciali, le strutture potranno essere utilizzate anche per la crescita di essenze vegetali rampicanti, ma potranno avere come copertura esclusivamente dei teli ombreggianti in tessuto, con divieto assoluto di utilizzare teli di materiale plastico nonché pannelli di copertura. Le strutture (gazebo o pensiline) dovranno essere in legno o in ferro battuto e dovranno essere conformi a quanto disciplinato dallo specifico regolamento comunale per l’utilizzo delle superficie pubbliche e le tipologie di elementi di arredo urbano. Tutto ciò, comunque, in base alle indicazioni della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio, a condizione che le strutture leggere da utilizzare non vadano ad ingenerare interferenze né con gli elementi architettonici degli edifici, né con la percezione di elementi o scorci particolarmente significativi dell’ambiente urbano. 



Nel frattempo, per quanto riguarda l’utilizzo gratuito del suolo pubblico e anche con la possibilità di un raddoppio delle superfici utilizzabili, grazie alla deroga messa a punto dall’Arengo già durante l’emergenza pandemica, tutto procederà, in linea anche con le indicazioni governative, fino al prossimo 30 giugno. Poi sarà l’Arengo a definire possibili ulteriori provvedimenti relativi sempre all’occupazione di suolo pubblico.
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Corriere Adriatico