Rinviato a giudizio per diffamazione, costa caro a un napoletano il post sul poliziotto suicida

Il tribunale
ASCOLI - Un commento diffamatorio nei confronti di un poliziotto morto suicida è costato caro ad un cinquantasettenne di origine napoletana ma residente nel Piceno che ora...

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ASCOLI - Un commento diffamatorio nei confronti di un poliziotto morto suicida è costato caro ad un cinquantasettenne di origine napoletana ma residente nel Piceno che ora dovrà difendersi davanti ai giudici del tribunale di Ascoli.

 

«È di qualche ora fa la notizia che la Procura della Repubblica di Ascoli Piceno ha rinviato a giudizio un leone da tastiera che, all’indomani del suicidio di un nostro collega, commentando la tragica notizia, aveva postato su Facebook un post dal seguente tenore: “…quando non trovano nessuno da uccidere o picchiare vanno a rota e si ammazzano fra di loro…normale per questi…” - riferisce Fabio Conestà, segretario generale del Mosap, Movimento sindacale autonomo di polizia -. All’epoca dei fatti abbiamo conferito incarico all’avvocato Antonello Madeo, nostro legale di fiducia, al fine di verificare se vi fossero gli estremi per una tutela penale dell’onore e della reputazione, non tanto del collega, i cui parenti avrebbero potuto sicuramente querelare il diffamatore, ma dell’intera categoria: i poliziotti».

Nei giorni scorsi il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Ascoli, ha rinviato il cinquantasettenne che è ora accusato di diffamazione aggravata nei confronti del Mosap nel processo che si aprirà il prossimo 30 giugno. «Ci costituiremo parte civile - fa sapere Conestà -. La decisione costituisce per noi un precedente storico, perché attribuisce al nostro movimento la titolarità non più solo a costituirci parte civile quali danneggiati dal reato, come accaduto per il caso Sanino accoltellato a Tor Bella Monaca, ma a sporgere querela per la lesione dell’onore e dell’immagine dei colleghi, troppo spesso bersaglio di odio social». Su quanto accaduto aveva indagato la Procura di Ascoli che, poi, a seguito dell’attività investigativa, era riuscita a risalire all’autore del post che, ora, è finito sotto processo. La vicenda approderà in aula il 30 giugno.

 

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Corriere Adriatico