Ascoli vuole diventare una smart city. Patto tra Arengo e privati per case, cohousing sociale, negozi e servizi

Ascoli sarà una smart city
ASCOLI - La ripartenza della città, per provare a dimenticare terremoto e Covid, passa anche attraverso un corposo progetto per il rilancio del centro storico....

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ASCOLI - La ripartenza della città, per provare a dimenticare terremoto e Covid, passa anche attraverso un corposo progetto per il rilancio del centro storico. Un’operazione a cui l’Arengo sta lavorando per portare a casa possibili finanziamenti milionari anche attraverso il coinvolgimento di privati proprietari di immobili nel cuore del tessuto urbano.

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Lo snodo fondamentale, in tal senso, sarà rappresentato dalla proposta definitiva che il sindaco Marco Fioravanti intende presentare entro il termine fissato ad aprile, candidando Ascoli quale città-pilota, nell’ambito del bando nazionale per la qualità dell’abitare che prevede sostanziosi contributi, sull’ordine di diversi milioni, per rivitalizzare, ristrutturando e riutilizzando edifici, zone importanti delle città italiane. 


La collaborazione
E su questo fronte l’amministrazione comunale ha deciso di ripartire proprio dal centro storico, provando a recuperare, d’intesa con i proprietari privati che vorranno aderire (con la presentazione della richiesta entro il 13 febbraio) i numerosi immobili esistenti, da destinare a residenze per giovani coppie o anziani attraverso l’housing sociale, ma anche ad attività commerciali e servizi per creare una sorta di centro commerciale diffuso oltre a servizi per la socializzazione e a un utilizzo per attività culturali. Il tutto secondo una politica di canoni di affitto calmierati e, quindi, accessibili a molti. Si riparte dall’esistente, dunque, per ridisegnare il centro storico del futuro e ripopolare la città. 

Il rilancio
«Dobbiamo guardare avanti con convinzione e vogliamo volare alto – spiega il sindaco Fioravanti nell’illustrare il percorso avviato per una importante ripartenza della città – puntando su un progetto che vede Ascoli tra le possibili città-pilota nella direzione del concetto di smart city attraverso investimenti che portino al ripopolamento e alla rivitalizzazione senza ulteriore consumo di suolo, in linea con la nostra idea di Ascoli Green». E adesso, definita la strategia e fissati i punti fermi, si inizia a fare sul serio. Mentre l’amministrazione comunale sta già individuando gli edifici pubblici da poter inserire nell’ambito del progetto, occorrerà capire anche quanti e quali immobili metteranno a disposizione i privati, ottenendo il vantaggio di contributi per la ristrutturazione, mettendo sul piatto la condizione che poi si definiranno canoni di utilizzo calmierati e si individuerà una delle destinazioni consentite dal progetto stesso. 

Le destinazioni 
Tutti gli immobili (comunali, di privati o di altri enti) che verranno inclusi nel progetto per il rilancio del centro storico, dovranno essere destinati a una delle tipologie stabilite dal bando nazionale. Nel dettaglio, si potrà ricorre innanzitutto all’housing sociale e di edilizia residenziale convenzionata, anche con la presenza di spazi comuni quali verde pubblico attrezzato o spazi di sosta. Prevista anche la possibilità di destinare spazi in edifici a servizi di socializzazione, educativi, per la terza età, di intrattenimento, culturali o di welfare urbano. Inoltre, si prevede la destinazione di immobili a servizi ed attività commerciali, in grado di poter costituire di fatto un centro commerciale diffuso, migliorando contestualmente la prossimità dei servizi ai cittadini e la competitività degli operatori economici. 

Le adesioni dei privati 


Il primo tassello importante, per lastricare adeguatamente questo percorso finalizzato anche a sbloccare i necessari finanziamenti di rilancio del centro storico, sarà rappresentato dalle eventuali ma auspicabili adesioni dei proprietari privati di edifici. Adesioni che dovranno pervenire all’Arengo entro il 13 febbraio, con l’impegno dei proprietari interessati a compartecipare finanziariamente, in percentuale, agli interventi di ristrutturazione, riqualificazione, rifunzionalizzazione necessari, potendo comunque contare, se il progetto sarà accolto, su un importante cofinanziamento statale per l’esecuzione di tali lavori. Inoltre, chi aderisce dovrà impegnarsi a mantenere la destinazione individuata, tra quelle possibili, per un tempo di almeno 25 anni, e a concordare col Comune il canone calmierato da concedere per l’utilizzo dell’edificio stesso. Entro il 28 febbraio, infine, dovranno essere presentati i progetti definitivi per l’intervento di recupero di ogni immobile che si vuole inserire nel piano. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico