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ASCOLI - La decisione della Procura della Repubblica tesa ad approfondire alcune segnalazioni arrivate in merito all’assegnazione di 140 indennità di funzione ed organizzative, 27 delle quali interessano le funzioni di coordinatore sanitario, sta provocando accese polemiche, che potrebbero mandare in tilt la sanità ascolana. Soprattutto, dopo la decisione del commissario dell’Ast, Nadia Carignani, di sospendere, fino a giugno, il bando per la selezione delle indennità e la spaccatura avvenuta tra le parti sociali.
Sta di fatto che ieri mattina, appena letta la notizia, il responsabile della Funzione pubblica della Cisl, Giorgio Cipollini ha preso carta e penna e ha inviato una nota dai toni decisamente forti che dovrebbero essere confermati durante la riunione della Rsu prevista per oggi pomeriggio. Una nota nella quale si paventa la chiusura delle prestazioni sanitarie, derivanti dall’applicazione del contratto nazionale del lavoro.
I coordinatori
Attualmente, i compiti dei 27 coordinatori sanitari (ex caposala), mancanti all’appello, vengono svolti da 27 infermieri facenti funzione, una qualifica che non è prevista dal contratto di lavoro della sanità. «Prendo atto – scrive Cipollini - delle doverose indagini in corso auspicando che le stesse possano concludersi nel più breve tempo possibile.
La dotazione organica
«C’è, inoltre, da fare i conti – scrive sempre Cipollini – con una dotazione organica totalmente inadeguata rispetto ai servizi da erogare di cui molti aperti senza implementazione di personale. La misera e soprattutto sperequata attribuzione delle indennità di malattie infettive attribuita solo parzialmente ai dipendenti impegnati nei reparti in cui sono stati assistiti utenti affetti da Covid 19. Il mancato pagamento di lavoro straordinario, con obbligo di recupero e conseguente cumulo di giornate di ferie fino a giungere allo stato attuale, per molti operatori, a cumulare un credito pari a 100 giornate. La mancata applicazione, da oltre cinque anni, di istituti contrattuali quali il riconoscimento dei tempi di vestizione ovvero le festività infrasettimanali ovvero la mensa serale, hanno creato un clima di tensione indescrivibile, fonte di contrapposizioni personali che rischia di ripercuotersi, in particolare, sulla bontà degli stessi servizi sanitari». Per tale ragione, la stragrande maggioranza della Rappresentanza Sindacale ha richiesto e continua a richiedere il coinvolgimento della politica regionale e locale sulla sanità del Piceno e soprattutto la tempestiva definizione dell’indispensabile assetto organizzativo affinché, «legittimamente, vengano assegnate funzioni e responsabilità per il corretto funzionamento del sistema sanitario pubblico piceno».
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