Ascoli, ammanco all'Asur: il tribunale del lavoro reintegra la dipendente

Ascoli, ammanco all'Asur: il tribunale del lavoro reintegra la dipendente
ASCOLI Il tribunale di Ascoli Piceno (sezione del lavoro) ha dichiarato illegittimo il licenziamento disposto con determina del 9 aprile scorso la dipendente condannata nel 2015...

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ASCOLI Il tribunale di Ascoli Piceno (sezione del lavoro) ha dichiarato illegittimo il licenziamento disposto con determina del 9 aprile scorso la dipendente condannata nel 2015 per appropriazione indebita.


Soldi aziendali in alcol e gioco poi botte alla compagna-titolare

Il tribunale ha inoltre disposto il reintegro in servizio della dipendente con effetto dal prossimo 16 agosto e la liquidazione della somma lorda di 6.921 euro a titolo di retribuzione maturate dalla data del licenziamento fino a quella del prossimo reintegro. Il tribunale ha accolto il ricorso della dipendente: il licenziamento, infatti, è scattato oltre il termine previsto di 120 giorni dalla condanna penale. 
 

La direzione generale aveva licenziato la dipendente dell’ Asur condannata nel 2015 per appropriazione indebita l’11 aprile scorso. La quarantenne svolgeva la funzione di cassiera negli uffici del Mazzoni a Monticelli. A seguito di alcune segnalazioni pervenute ai vertici della direzione generale avvenne un controllo a sorpresa. Durante il confronto tra le fatture relative alle prestazioni sanitarie pagate dagli utenti e quanto effettivamente incassato dall’Asur emerse una differenza di 4mila euro. Cifra che la dipendente dell’ Asur aveva sottratto. La donna venne chiamata a giustificare il mancato versamento del denaro davanti alla commissione di disciplina incaricata dal direttore generale. A causa di problemi familiari, la donna non avrebbe avuto la possibilità di riconsegnare i soldi, così come avveniva solitamente, al responsabile del reparto. Rientrata a casa dopo una visita alla madre lasciò i quattromila euro nella borsetta. Il marito, credendo che la somma era stata donata dalla suocera la prese utilizzandola per sanare alcune situazioni economiche che gravavano sulla famiglia. Poi la dipendente si ammalò e non riconsegnò subito le 4mila euro. La giustificazione convinse in parte i componenti della commissione i quali, al termine della riunione, sospesero la cassiera per un mese concordando con la stessa la restituzione dei 4mila euro tramite rate mensili da 300 euro. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico