Ascoli, Amatucci interrogato dal Gip per più di 8 ore nega le mazzette

L'operazione è stata portata a termine dalla Guardia di Finanza
ASCOLI - L’ingegnere Giorgio Amatucci, arrestato dai militari della Guardia di Finanza respinge tutte le accuse. L’indagato è comparso davanti al giudice...

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ASCOLI - L’ingegnere Giorgio Amatucci, arrestato dai militari della Guardia di Finanza respinge tutte le accuse. L’indagato è comparso davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Foggia per la convalida dell’arresto e per l'interrogatorio di garanzia che si è protratto per ben otto ore nel corso delle quali sono emersi elementi di una certa rilevanza. L’indagato comunque si professa innocente. Al termine il pubblico ministero aveva chiesto che il professionista restasse in carcere mentre il giudice gli ha concesso gli arresti domiciliari nella sua abitazione di Ascoli. La misura cautelare era stata applicata per quanto riportato in un documento della Procura di 30 pagine in cui veniva ricostruita tutta la vicenda. Il reato che viene ipotizzato è tentata corruzione da parte di un pubblico ufficiale per compiere un atto contrario al suo ufficio. 


Amatucci era  stato nominato consulente di parte per la morte di un operaio in un cantiere. L’uomo stava lavorando in un locale di una banca di Apricena quando si è verificata una perdita di gas. Avrebbe dovuto entrare in funzione il sistema d'allarme. Cosa che non avvenne per cui l'operaio di 32 anni morì asfissiato. La Procura foggiana iscrisse nel registrato degli indagati sei persone e nominò l'ingegnere ascolano consulente d'ufficio del tribunale. Avrebbe dovuto accertare eventuali responsabilità per la morte dell'operaio da parte della banca, per il mancato funzionamento del sistema d'allarme, e della ditta che stava eseguendo i lavori nell'istituto di credito.

Sembra che Amatucci abbia contattato uno dei consulenti dei sei indagati, con il quale si sarebbe poi incontrato a Pescara, per "addomesticare" il contenuto della perizia che avrebbe dovuto stilare e successivamente inviare alla Procura in attesa dell'inizio del processo. A questo punto il consulente dell'imprenditore salentino si è rivolto all'avvocato di fiducia riferendo che gli erano stati chiesti 10 mila euro per avere da parte del consulente della Procura foggiana una perizia favorevole.
 

E qui è scattata la trappola. L'avvocato si è recato presso la caserma della Guardia di Finanza per denunciare il tentativo di corruzione. Gli investigatori hanno quindi disposto il piano per incastrare il professionista ascolano. Fra le parti, Amatucci e consulente dell’imprenditore leccese, è stato fissato un incontro. Quest'ultimo nel frattempo aveva portato nella caserma della Guardia di Finanza le banconote da consegnare e si è proceduto a fotocopiarle in modo da avere i numeri che sarebbero poi stati confrontati con le originali una volta incassata la mazzetta. Le conversazioni fra i due sono state registrate da un apparecchio che il consulente aveva sistemato addosso. La busta contenente i 10 mila euro è stata messa sotto il cofano dell’auto di Amatucci. Subito dopo essere ripartito dal luogo dell’incontro l'ingegnere è stato fermato dagli agenti delle Fiamme Gialle che gli hanno chiesto di aprire il cofano rinvenendo la busta sospetta contenente i 10 mila euro. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico