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ASCOLI - Da circa cinquanta giorni gli ascolani stanno bevendo l’acqua del Pescara, ma dubito che se ne siano accorti». Non usa giri di parole ma va dritto al punto il direttore generale della Ciip, Gianni Celani, che ieri mattina , nel corso della conferenza stampa per illustrare il bilancio del 2020 ha riferito che da aprile, l’azienda non utilizza più la risorsa idrica dell’impianto di soccorso di Castel Trosino per rifornire i serbatoi che garantiscono l’acqua ad Ascoli.
L’impianto di soccorso
Solo in minima parte, l’acqua di Castel Trosino viene ancora utilizzata per le utenze di Folignano e Maltignano. Dopo circa due anni di emergenza idrica, dunque, l’acqua dei Sibillini è tornata a a sgorgare dai rubinetti del Piceno grazie alle sorgenti di Capodacqua e Pescara che nel corso del 2020 hanno aumentato la loro portata. È stato l’ingegner Massimo Tonelli, dirigente della Ciip, ha spiegare che, a distanza di quasi cinque anni dal sisma che aveva causato una fuoriuscita dai bacini idrogeologici e la conseguente diminuzione delle portate, rese ancor più grave dal periodo particolarmente siccitoso, nell’ultimo anno la situazione delle faglie si è finalmente assestata.
L’accusa
«Chi sostiene che la Ciip non ha fatto niente in questi anni per cercare nuove risorse idriche, si sbaglia - ha sottolineato il presidente della Ciip, Giacinto Alati -. Tutta la struttura è impegnata quotidianamente nella ricerca di nuove sorgenti ed ha avviato studi e collaborazioni importanti anche con le università del territorio». Il presidente ha affrontato anche il problema dei rifiuti e dell’acquisizione di una vasca della discarica: «Al momento l’aziende spende circa tre milioni di euro per lo smaltimento dei fanghi della depurazione - spiega Alati - un consiglio di amministrazione che non si pone il problema di abbattere questi costi, non fa il suo dovere».
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Corriere Adriatico