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ARQUATA - Due Comuni, un unico territorio, uniti dalle tradizioni ma anche da un triste destino. È quello di Arquata e Amatrice, entrambi colpiti dal terremoto che da quella tragica notte del 24 agosto 2016 hanno pagato il tributo più alto in termini di morte e distruzione divenendo, per questo, insieme con Accumoli, i luoghi simbolo del sisma del Centro Italia.
Da ieri, le due comunità all’ombra del Vettore sono legate a filo doppio anche da un’altra triste fatalità: la morte del sindaco.
«La nostre comunità sono da sempre molto unite seppur divise solo sulla carta da un confine regionale - dice Michele Franchi, divenuto sindaco facente funzioni di Arquata dopo la scomparsa di Aleandro Petrucci -. Ora ci lega anche questo triste destino: noi arquatani siamo vicini a tutta la comunità di Amatrice che in questo momento sta attraversando un momento di dolore, lo stesso che abbiamo patito noi appena tre mesi fa». Lo stesso Franchi, nel ricordare Fontanella, a cui era legato anche da un rapporto d’amicizia familiare, è particolarmente provato e commosso: «Il nostro è stato il territorio più martoriato e negli anni abbiamo collaborato tanto - dice -. Antonio e Aleandro facevano parte della cabina di regia del sisma ed ora sarà dura senza di loro. Ma il loro esempio, il loro attaccamento al territorio in cui erano nati e per il quali si erano impegnati sarà per noi da esempio per cercare di fare il meglio per i nostri Comuni». Tanti i messaggi di cordoglio arrivati non appena la notizia è stata resa nota.
Tra questi anche quello del sindaco di Ascoli, Marco Fioravanti che lo ricorda come un «grandissimo amico, prima ancora che un grande primo cittadino. Un esempio da seguire, per chi come me ha qualche anno in meno». «Un grande dolore ha colpito i sindaci laziali e non solo - dice la presidente dell’Anci Marche, Valeria Mancinelli che, come coordinatrice delle Anci colpite dal sisma 2016 ne ha apprezzato la grande competenza e lo spirito collaborativo». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico