«Torna, o uccido te e il bambino» Rom preso nel campo nomadi

«Torna, o uccido te e il bambino» Rom preso nel campo nomadi
ANCONA - Botte, insulti, persecuzioni, minacce di morte. Sono gli uomini che odiano le donne, che non accettano la fine di una love story perché prevalgono l’orgoglio...

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ANCONA - Botte, insulti, persecuzioni, minacce di morte. Sono gli uomini che odiano le donne, che non accettano la fine di una love story perché prevalgono l’orgoglio e la gelosia, più forti di tutto e di tutti, anche dell’amore per un figlio. Lo stesso che lui, stalker-rom trentenne, non ha avuto problemi a menzionare nelle intimidazioni telefoniche: «Se non ti decidi a tornare con me, ammazzo te e il bambino», avrebbe ripetuto spesso alla ex compagna, al telefono. «Un pregiudicato pericoloso e senza scrupoli», così i carabinieri descrivono l’uomo arrestato giovedì mattina in un campo rom di Bologna. 


 

Rintracciarlo non è stato semplice, ma alla fine ci sono riusciti i militari della stazione di Brecce Bianche, a cui ancora una volta si era rivolta una 35enne anconetana, vittima delle attenzioni morbose dell’ex dal quale ha avuto un bambino che oggi ha quasi 10 anni. Lui, bolognese di etnia rom, originario di Jesi, è stato posto per la seconda volta ai domiciliari, che sconterà nel campo nomadi alle porte del capoluogo emiliano in cui ha trovato ospitalità dopo un primo arresto per altri reati. Anche stavolta è riuscito a dribblare il carcere. La misura cautelare era stata chiesta dal pm Valentina Bavai che ha coordinato le indagini ed emessa dal gip del tribunale di Ancona dopo l’importante quadro indiziario ricostruito dai carabinieri a carico dell’incorreggibile stalker, basato su intercettazioni telefoniche, sms e chat su Whatsapp con la ex.

La giovane mamma nella denuncia ha spiegato che da qualche mese il suo incubo era tornato a materializzarsi, nonostante già un anno fa il trentenne fosse già stato raggiunto dalla misura del divieto di avvicinamento alla donna e al loro bambino. Il giudice gli aveva inoltre impedito di comunicare con loro. Ma lui, nonostante fosse ai domiciliari per altri reati, non si è mai rassegnato all’idea di quell’amore finito e non ha mai smesso di importunarla. 


Ha continuato a chiamarla, a scriverle messaggi per implorarla a tornare insieme, passando però rapidamente dalle suppliche alle minacce, anche esplicite, di morte. «Se ti trovo ti ammazzo». «Se non torni con me vi faccio fuori, te e tuo figlio». Era questo il tenore delle comunicazioni da brividi. Lei, spaventata ed esausta, dopo essere stata costretta perfino a cambiare casa, si è rivolta ai carabinieri perché non riusciva a reagire né sopportava più la situazione e quella condizione di paura costante all’idea di ritrovarsi all’improvviso faccia a faccia con l’ex. Grazie al sostegno dei carabinieri, invece, ha trovato la forza e il coraggio di sporgere denuncia. Al resto hanno pensato la procura e gli investigatori che ricordano come il Governo abbia approvato il codice rosso per contrastare la violenza su donne e minori: una corsia preferenziale per le denunce nei casi di violenza domestica o di genere. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico