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ANCONA - Per il secondo anno consecutivo Gianmarco Tamberi sarà il testimonial del Natale pesarese. Ancona, la sua città, lo osserva mentre lui, il campione di casa, presta la sua immagine per i cugini più a nord. E il piccolo campanilismo di provincia rosica un po’. Ma «il business non ha sentimenti», dice il presidente di Confindustria Ancona, Pierluigi Bocchini.
Ma vederlo promuovere un territorio che non è il suo ha fatto sussultare il cuore di molti concittadini. «Ma figuriamoci - lo difende a spada tratta Fabio Sturani, già presidente del Coni regionale e uomo di sport -, Tamberi è un patrimonio nazionale, anzi mondiale. Resterà sempre legato alla sua città, dove si allena ogni giorno».
Il precedente al palas
Del Palaindoor aveva detto che era troppo freddo e che avrebbe potuto mettere a rischio i mondiali a Belgrado. «Tutti i giorni si allena al Palaindoor - replica Sturani -, non direi proprio che stia snobbando Ancona». Certo, la storia del testimonial del Natale pesarese è una questione commerciale.
Affari non di cuore
Ma quello umano e affettivo? «Stiamo parlando di business. Non di sentimenti - rimarca Bocchini - Tamberi giustamente va dove lo pagano». Ribaltiamo il punto di vista: Ancona avrebbe dovuto mettere sul piatto un’offerta migliore per tenerselo stretto? «Questo ragionamento potrebbe stare in piedi laddove la città avesse cercato un testimonial - puntualizza Rossi -, allora si sarebbe puntato su un qualche nome locale. E Tamberi sarebbe stata la figura più azzeccata». Il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, ha dimostrato di avere una visione che i professionisti del settore definirebbero marketing oriented. «Un’attitudine ancora latente ad Ancona sotto il profilo turistico - afferma Michele Bernetti, titolare del Grand Hotel Palace e dell’azienda vinicola Umani Ronchi -. Una delle tante leve che si utilizza nel marketing turistico è quella del testimonial. C’è chi ci punta, e chi no. Ma alla base deve esserci un piano di sviluppo turistico che qui, onestamente, fatichiamo a vedere».
Dunque la scelta di Tamberi non si discute. Le strategie di marketing, invece, sì. «Leggo di Camden Town, progetti bizzarri e fantasiosi e proiezioni su città come Londra che vivono realtà diverse. Ma non leggo di un progetto di rilancio del porto, di flussi turistici e di valorizzazione dei monumenti» insiste il presidente di Confindustria Ancona. «A volte creiamo dei contenitori a livello istituzionale, enti che devono fare progetti. Ma se non c’è un coinvolgimento del territorio che parta dalla base, non si riesce a cavare un ragno dal buco - rimarca Bernetti -, perché nulla può essere imposto dall’altro. Pesaro sta puntando sul brand Capitale della cultura 2024. A quanto pare ci sta riuscendo bene. Ci sta che si scelga un testimonial».
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Corriere Adriatico