Striscioni e un minuto di silenzio Il ritorno a scuola con le maglie nere

Striscioni e un minuto di silenzio Il ritorno a scuola con le maglie nere
SENIGALLIA - Maglie nere, a lutto, indossate ieri dagli studenti del Campus scolastico. Fuori dai plessi striscioni appesi per ricordare le vittime della strage di Corinaldo. Un...

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SENIGALLIA - Maglie nere, a lutto, indossate ieri dagli studenti del Campus scolastico. Fuori dai plessi striscioni appesi per ricordare le vittime della strage di Corinaldo. Un ritorno sui banchi difficile ieri a Senigallia. Ogni scuola è stata toccata dalla tragedia. Al concerto erano presenti rappresentanze di tutti gli istituti. A pagare il prezzo più alto i licei: il classico frequentato da Emma Fabini e lo scientifico da Asia Nasoni. Al liceo Perticare sono state inoltre annullate le giornate di “scuola aperta” previste da ieri a venerdì in segno di lutto. «I docenti e altri educatori - le parole del preside Francesco Maria Orsolini - si prenderanno cura del dolore insopportabile delle compagne e dei compagni per la perdita di Emma». 


 

Assistenza garantita anche al liceo Medi. «Stiamo affrontando questa drammatica emergenza - spiega il presidente Daniele Sordoni - con una psicologa nella classe di Asia». Sul suo banco vuoto un mazzo di fiori. Proprio ieri la 14enne avrebbe dovuto presentare un lavoro a cui stava lavorando sulla dichiarazione dei diritti umani. Un minuto di silenzio dopo il suono della campanella nei vari istituti. Molti genitori hanno informato che avrebbero tenuto i figli a casa: non se la sono sentita di far affrontare loro il mondo esterno. Troppo fragili. 

Il primo striscione è comparso ieri mattina fuori dal liceo classico Perticari. «Da un concerto si torna senza voce non senza vita. Il Perticari ricorda Emma, Mattia, Eleonora, Asia, Benedetta e Daniele». Altri, uguali, sono apparsi anche negli altri plessi. Tutte hanno partecipato al dolore che ha avvolto il Campus di via d’Aquino. Molti giovani avevano acquistato i biglietti proprio da amici. Secondo quanto raccontato dagli studenti, i blocchetti con i biglietti giravano nelle scuole dove alcuni ragazzi li vendevano per conto di altri. Per questo motivo forse si era sparsa la voce, errata, che si trattasse di un evento organizzato dalla scuole, ma dagli istituti smentiscono. 

Un ritorno in classe mesto e silenzioso. Gli studenti con un passaparola sui social si sono presentati a scuola vestiti di nero. E non è stata una lezione standard quella di ieri, ma una lezione di vita per imparare a superare una tragedia. «Da un concerto si torna senza voce non senza vita» è la scritta apparsa anche all’istituto Volterra-Elia di Ancona, frequentato dal senigalliese Daniele Pongetti, iscritto alla quarta Meccanica dell’Itis. Sulla cattedra, sotto lo striscione, i fiori portati dagli studenti. Anche qui un minuto di silenzio. «È il primo giorno di grande dolore - spiega la preside Patrizia Cuppini - . Molti erano in quella discoteca e si sono salvati. Si è perso il concetto del divertimento e dobbiamo capire perché». Commozione anche all’Istituto tecnico industriale Merloni di Fabriano frequentato da Mattia Orlandi, il 15enne di Frontone morto nella discoteca. Il giovane, iscritto al secondo anno, è stato ricordato dai compagni di classe che hanno evidenziato il suo attaccamento al calcio e alla Sampdoria in particolare. Alle 8, nella prima ora di lezione, tutte le classi hanno fatto un minuto di silenzio. I ragazzi hanno indossato una maglia nera in segno di lutto e messo una rosa bianca sul suo banco. 


Il dirigente scolastico, Giancarlo Marcelli, ha parlato con tutta la scuola, poi si è trattenuto di persona con i compagni di classe di Mattia, commossi e sotto choc. «Gli ho detto che debbono apprezzare la vita, coglierla in tutte le sfumature e potenzialità, ma anche imparare a proteggersi, a vivere in sicurezza. Non perché i loro comportamenti siano a rischio, ma perché i comportamenti degli altri a volte li mettono in situazioni pericolose. Gli ho detto anche che la vita continua e deve continuare, anche per Mattia». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico