ANCONA - «Come si fa a autorizzare una discoteca del genere? Ma le avete viste le uscite di sicurezza? Sembrano trappole...». Le domande dei familiari delle sei...
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Era prevedibile, ora è certezza: l’inchiesta sulla strage di Corinaldo si è allargata. Non solo con nuovi indagati, tra cui il sindaco di Corinaldo Matteo Principi, ma anche con nuove ipotesi di reato, tra cui il disastro colposo aggravato e il falso ideologico per presunti bluff nella documentazione prodotta durante l’iter delle autorizzazioni. Otto nuovi avvisi di garanzia - che portano a 18 il numero degli indagati, compreso il minorenne sospettato di aver spruzzato spray al peperoncino - sono stati notificati sia ai membri della Commissione di vigilanza dell’Unione dei Comuni Misa-Nevola che nell’ottobre 2017 aveva rilasciato la licenza di pubblico spettacolo ai gestori della discoteca, sia a due consulenti che per i pm avrebbero prodotto documentazione falsa. Finisce nell’inchiesta il sindaco Principi, come presidente della Commissione e dell’Unione dei Comuni Misa-Nevola, insieme ai 5 componenti dell’organismo di vigilanza: Rodolfo Milani, per il Comando provinciale dei vigili del fuoco, Francesco Gallo, per l’Asur Area Vasta 2 Senigallia, Massimiliano Bruni, esperto di elettronica, Stefano Martelli, responsabile della Polizia locale, e Massimo Manna, responsabile dello Sportello unico attività produttive. Sotto indagine anche Francesco Tarsi, ingegnere ingaggiato dalla Magic srl (società che gestiva la Lanterna) e Maurizio Magnani, consulente della famiglia Micci, proprietaria dell’immobile.
A tutti i 17 indagati della Procura ordinaria, che si occupa del filone delle lacune nella sicurezza del locale, viene contestata la cooperazione in omicidio colposo plurimo aggravato (nella calca morirono cinque minori e una giovane mamma), nonché le lesioni anche gravi di 197 persone. Ipotizzato per tutti anche il disastro colposo aggravato dal fatto che il locale – secondo i pm – non poteva essere destinato all’attività di intrattenimento e di pubblico spettacolo e non garantiva le necessarie condizioni di sicurezza in caso di emergenza.
L’accusa di falso ideologico del pubblico ufficiale è riferita ai sei membri della Commissione, a cui i pm contestano di aver falsamente attestato, nel verbale del 12 ottobre 2017 a seguito di un sopralluogo alla Lanterna il giorno stesso, la sussistenza delle condizioni previste dalla legge per rilasciare la licenza di pubblico spettacolo alla Magic. I commissari avrebbero omesso di riscontrare l’assenza del certificato di agibilità edilizia dell’immobile e, tra le altre cose, le difformità rilevabili all’uscita S3 (quella teatro della calca), come lo stato di ossidazione delle balaustre e l’eccessiva pendenza della rampa esterna. Falsità ideologica in certificati è contestata ai proprietari (Alberto Micci, Mara Paialunga, Letizia Micci e Marco Micci) e al loro tecnico, l’ingegnere Maurizio Magnani. Per la procura, nel 2014, avrebbero falsamente attestato i valori di portata dell’aria ai fini del calcolo della capienza massima del locale. Stessa accusa di falso, per i pm commessa nel 2017, sempre per la portata d’aria, è mossa a Francesco Bartozzi, amministratore della Magic, e all’ingegnere Francesco Tarsi. I valori attestati sarebbero difformi da quelli rilevati dal perito Di Perna. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico