Ancona, perseguitata dallo stalker per 33 anni: «Ho perso la libertà quando ne avevo 16 e l’ho riconquistata a 49»

Ancona, perseguitata dallo stalker per tre decenni: «Ho perso la libertà quando avevo 16 anni e l’ho riconquistata a 49»
ANCONA - «Ho perso la libertà quando avevo 16 anni e l’ho riconquistata a 49, quando il mio stalker è stato finalmente arrestato dai...

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ANCONA - «Ho perso la libertà quando avevo 16 anni e l’ho riconquistata a 49, quando il mio stalker è stato finalmente arrestato dai carabinieri». Una persecuzione durata più di tre decenni quella subita da una falconarese, costretta a fare i conti con un uomo - falegname di 58 anni - che aveva nutrito nei suoi confronti un’ossessione, forse amorosa. Ossessione che l’avrebbe portato a configurare pedinamenti, appostamenti, minacce e pressioni psicologiche continue. 

 

Il verdetto


Ieri mattina, l’uomo è stato condannato a scontare un anno e otto mesi di reclusione, in abbreviato. Su di lui, in carcere dallo scorso febbraio per lo stalking nei confronti della falconarese, è stata eseguita una perizia psichiatrica: è stato rilevato un vizio parziale di mente e una spiccata pericolosità sociale. Per questo, se la sentenza dovesse passare in giudicato, il 58enne dovrà poi passare un anno in una Rems. «Vale così poco la mia vita?» ha detto la vittima, parte civile con l’avvocato Fabrizio Belfiore, uscita dall’aula d’udienza, dove il gup aveva appena emesso la sentenza di condanna. Solo nel 2021, la donna era arrivata a sporgere otto denunce. Non ce la faceva più a ritrovarsi ovunque il suo stalker, con cui un tempo aveva intrapreso un rapporto di amicizia, poi finito. «Me lo trovavo ovunque - ha raccontato la vittima - non ero più libera di fare nulla. È come se avessi scontato una lunga pena. Quando è stato arrestato, ho riacquistato la mia libertà e sono tornata a vivere. Anche se la paura rimane». 

Le accuse


Stando a quanto contestato, il falegname avrebbe messo a punto tutte quelle persecuzioni tipiche dello stalker. «Si arrampicava sul tetto di casa in continuazione. Una notte ho aperto la finestra e l’ho trovato con un fucile in mano, puntato verso di me. Si è poi scoperto che era un’arma giocattolo, ma in quel momento ho avuto paura». Attraverso profili fake, sempre secondo la procura, l’imputato avrebbe lanciato frasi denigratorie e offensive contro la vittima. Lo stesso tenore sarebbe stato impresso su alcuni bigliettini lasciati sulla portiera o sui finestrini dell’auto della donna. E ancora, sempre l’utilizzo dei social: «Lei dovrebbe essere sciolta in 100 litri di acido muriatico». In un video, sequestrato dai carabinieri nel corso dell’arresto, l’imputato avrebbe detto «far saltare in aria» la donna e il suo nuovo compagno. L’imputato è difeso dagli avvocati Marco Pacchiarotti e Loris Casagrande Montesi.

 

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Corriere Adriatico