Richieste di soldi e minacce alla nuora, condannati a un anno i suoceri stalker della barista di Ancona. «Rapiamo la tua bambina»

Richieste di soldi e minacce alla nuora, condannati a un anno i suoceri stalker della barista di Ancona. «Rapiamo la tua bambina»
ANCONA Tartassata dai suoceri, tra continue richieste di denaro e minacce, fino alla denuncia sporta dai carabinieri. L’incubo vissuto da una barista anconetana di 24 anni,...

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ANCONA Tartassata dai suoceri, tra continue richieste di denaro e minacce, fino alla denuncia sporta dai carabinieri. L’incubo vissuto da una barista anconetana di 24 anni, madre di una bimba piccola, è finito ieri mattina, quando il gup Francesca De Palma ha condannato per stalking i suoceri: un anno, pena sospesa. 


L’altra posizione


Sotto accusa era finito anche il figlio minore della coppia, cognato della 24enne. La procura gli contestava le minacce: «Do fuoco a te, alla tua famiglia e alla tua razza» le parole che avrebbe detto alla giovane nell’agosto del 2020. Il kosovaro è stato prosciolto. Su tutti e tre ancora pende il divieto di avvicinamento alla ragazza, che al processo (con rito abbreviato) si è costituita parte civile con l’avvocato Emanuela Bruno. La procura aveva messo sotto indagine pure il marito della giovane, un 29enne kosovaro, sempre per stalking. Ma l’uomo si è reso irreperibile e la sua posizione è stata stralciata. 

La bambina


Stando a quanto ricostruito nel corso dell’inchiesta, il rapporto familiare sarebbe precipitato dopo la nascita della bimba della coppia e il rimpatrio in Kosovo del 29enne. Secondo il racconto della vittima, i suoceri avrebbero iniziato a chiederle soldi sia per loro che per il figlio lontano dall’Italia, tanto da consigliarle di prostituirsi al Piano: «Se vai in piazza Ugo Bassi, la gente la troviamo» è la frase che sarebbe stata detta alla ragazza, riportata nella denuncia. 


Per la procura lo stalking sarebbe scattato a partire dal 2020, quando la 24enne aveva iniziato a staccarsi dalla morsa dei suoceri e del marito, ancora fuori dall’Italia. La donna sarebbe così stata vittima di minacce e insulti, legati soprattutto alla gestione della bimba. «Porta la piccola a casa nostra, o veniamo a farti un casino al lavoro»; «Non abbiamo paura, chiama la polizia e i carabinieri. Vedrai cosa succede» sarebbe stato il tenore delle frasi pronunciate. E ancora, i parenti avrebbero minacciato di rapire la bimba e di portarla in Kosovo. Gli imputati, difesi dagli avvocati Maila Catani e Alessia Marzoli, hanno sempre respinto le accuse.
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Corriere Adriatico