SIROLO - Agli occhi di molti dei 18 mila e 400 bagnanti, che stando ai numeri totalizzati dall’app per la prenotazione dei posti sulle spiagge libere avrebbero frequentato...
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Brandelli di lamiera corrosi dalla salsedine e resi irriconoscibili dal tempo, che invece appartengono alla memoria storica di Sirolo. Ciò che resta di una delle pagine più intense scritte dal mare e dall’uomo alle pendici del monte, in quello specchio d’acqua cristallino che una notte di tanti anni fa si trasformò in un inferno di neve e di vento. Allora i faraglioni si chiamavano Velare e quello che oggi è il Passo del Lupo era conosciuto come Passo della Croce. Era il 14 marzo 1962 quando durante una violenta tempesta la nave mercantile Potho, battente bandiera libanese, naufragò ai piedi del Conero dopo aver impattato contro gli scogli delle Velare.
Il salvataggio
Gran parte dell’equipaggio fu tratta eroicamente in salvo da alcuni abitanti di Sirolo e fatti risalire dal Passo della Croce. Il carico invece si disperse in mare e la vicina spiaggia Urbani venne ricoperta da una catasta di legname, poi utilizzato per costruire le capanne dei pescatori. Oltre mezzo secolo dopo, quei detriti dimenticati sulla spiaggia sono tornati all’attenzione dell’amministrazione comunale che ha mosso i primi passi per la loro rimozione.
L’iniziativa
«Ci siamo messi in contatto con il direttore del Parco del Conero per appurare che non vi fossero vincoli allo spostamento dei resti – spiega il sindaco Filippo Moschella -. Avuta conferma, abbiamo inviato una lettera ai Traghettatori del Conero in virtù dell’accordo siglato con il Comune per la vigilanza, il servizio di salvataggio e la pulizia della spiaggia delle Due Sorelle, comunicando che quelle parti del relitto possono essere considerate rifiuti asportabili. Se da una parte costituiscono un ricordo per i sirolesi, i pezzi di dimensioni più ridotte possono dall’altra rappresentare una insidia per i bagnanti. Nel frattempo – conclude il primo cittadino - stiamo valutando ulteriori iniziative». Non è chiaro se una volta prelevati i rottami saranno semplicemente smaltiti in discarica o stipati in qualche deposito comunale, sembra però improbabile che a distanza di tanti anni quei lembi di metallo fiaccati dalla ruggine possano essere valorizzati con un progetto di recupero. In ricordo del Potho, resteranno adagiati sul fondale antistante le Due Sorelle altri resti del mercantile visibili durante le immersioni subacquee, i suggestivi scatti in bianco e nero pubblicati sulla pagina Facebook “Sirolo attraverso i tempi”, il racconto di Marcello Polacchini su documentazione di Amedeo Spadari e la ricostruzione di Bruno Bambozzi nel libro dedicato al naufragio in cui è raccolta la testimonianza diretta di Cesare Barbadoro, detto “Cesarì “, l’eroe sirolese insignito della medaglia di bronzo al valore civile per aver tratto in salvo, quella notte di 58 anni fa con il fratello e i nipoti, 11 dei 21 marinai di nazionalità greca sottraendoli alla furia delle onde.
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Corriere Adriatico