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SENIGALLIA - «Siamo qui a chiedere giustizia e per coadiuvare il lavoro della procura». Si sono costituite parte civile mamma e sorella di Alfredo Pasquini, il 26enne ucciso dal padre Loris lo scorso 29 marzo, nell’abitazione di Roncitelli di Senigallia.
La costituzione è stata formalizzata ieri mattina dall’avvocato Stefano Luzietti, alla prima udienza in Corte d’Assise dove c’è imputato l’ex ferroviere di 72 anni per omicidio volontario aggravato e porto abusivo della pistola da cui era partito il colpo fatale per Alfredo, ferito tra il collo e la spalla.
L’imputato, difeso dagli avvocati Roberto Regni e Silvia Paoletti, era presente in aula dopo il permesso concessogli dal giudice Carlo Cimini di lasciare gli arresti domiciliari.
Stando ai difensori, i video dimostrerebbero il livello di esasperazione vissuto dall’imputato a causa dell’aggressività, a volta immotivata, di Alfredo. Un preludio, sostengono, di quanto poi avvenuto nel pomeriggio del 29 marzo. Il colpo di pistola, dicono i legali, è stato esploso per legittima difesa, al culmine di una delle tante discussioni tra padre e figlio. «Quel giorno Alfredo era incontenibile, se non avessi sparato mi avrebbe ammazzato con il bastone che impugnava», la versione dell’ex ferroviere che, in passato, aveva anche denunciato il figlio per maltrattamenti. Verranno ascoltate le consulenti della difesa: la psicologa Barbara Montisci e la psichiatria Maria Grazia Santoro, autrici di una perizia sullo status mentale del 72enne, a cui è stato diagnosticato «un disturbo depressivo» con «tratti ossessivi di personalità».
Pasquini avrebbe perso «contatto con l’esperienza emotiva» legata alla tragedia avvenuta a Roncitelli. La corte si è riservata di chiedere una perizia super partes, rimandando eventualmente la scelta dopo l’audizione delle consulenti. Verrà anche sentito il medico legale Raffaele Giorgetti per approfondire l’entità del colpo inferto ad Alfredo. Dopo il ferimento, il 26enne era corso in camera e si era chiuso a chiave, lanciando l’allarme. All’arrivo dei soccorsi non c’era più niente da fare. Il 72enne è uscito dal carcere a fine luglio dopo l’arresto eseguito immediatamente dai carabinieri. Il 17 dicembre la prossima udienza con i primi testimoni.
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Corriere Adriatico