«Troppi pericoli, niente sepoltura» A Senigallia arrivano vigili e carabinieri

«Troppi pericoli, niente sepoltura» A Senigallia arrivano vigili e carabinieri
SENIGALLIA - Gli operai del cimitero si rifiutano di effettuare la tumulazione e i parenti del defunto sono stati costretti a chiamare carabinieri e vigili per ottenere una degna...

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SENIGALLIA - Gli operai del cimitero si rifiutano di effettuare la tumulazione e i parenti del defunto sono stati costretti a chiamare carabinieri e vigili per ottenere una degna sepoltura. E’ accaduto ieri alla famiglia Marchetti. «Durante il funerale abbiamo saputo che gli operai dell’impresa, che ha in appalto il servizio di tumulazione, avevano incrociato le braccia – spiega un familiare del defunto – da qualche giorno non eseguono più quelle ipogee perché sostengono non siano loro garantite le misure di sicurezza».

  
Il funerale si è concluso alle 16 circa alla chiesa del Porto. Poi tutti i parenti hanno raggiunto il cimitero maggiore delle Grazie dove la famiglia Marchetti ha una tomba di famiglia. Nessun problema per le tumulazioni nei loculi mentre non erano garantite quelle sotterranee. «In un primo momento ci hanno suggerito di “parcheggiare” la bara in attesa di risolvere il problema – proseguono dalla famiglia – una cosa vergognosa che non abbiamo accettato. Così abbiamo chiamato i vigili urbani e i carabinieri». Poco prima delle 19 il problema, grazie all’intervento delle forze dell’ordine, è stato risolto facendo arrivare degli operai da Macerata. Non un caso isolato perché lo stesso è accaduto ai parenti di un defunto che stavano aspettando da quasi una settimana. Alcuni, residenti all’estero, hanno dovuto prolungare la permanenza pagando notti aggiuntive in albergo. Ieri hanno risolto anche loro. Un disagio su cui non hanno alcuna responsabilità le imprese funebri ma è dipeso esclusivamente dagli operai della ditta che ha vinto la gara d’appalto con il Comune per eseguire le tumulazioni. «Sono dovuti arrivare degli operai da Macerata – conclude un parente – assurdo quanto accaduto. Non ci sono parole. Tre ore per attendere una tumulazione dopo aver chiamato le forze dell’ordine minacciando l’interruzione di un pubblico servizio». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico