Scoppia sul web la rivolta di Spoleto «Noi finti? Tutti al mare a Civitanova»

Scoppia sul web la rivolta di Spoleto «Noi finti? Tutti al mare a Civitanova»
SENIGALLIA - Sembra si siano offesi gli spoletini per alcune frasi pronunciate nell’ultimo consiglio comunale dal sindaco Mangialardi. «Noi non siamo Spoleto, noi non...

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SENIGALLIA - Sembra si siano offesi gli spoletini per alcune frasi pronunciate nell’ultimo consiglio comunale dal sindaco Mangialardi. «Noi non siamo Spoleto, noi non siamo finti», in estrema sintesi quanto dichiarato in aula. Il riferimento a queste esternazioni è esclusivamente al film girato in città nel mese di maggio, paragonato alla fiction. Una per tutte Don Matteo. 


 

Ha preso quello ad esempio Mangialardi ma il web non pedona. Più di ciò che ha detto, ad indignare è stato il non detto ma sottinteso. Quel «Noi non siamo Spoleto» come se Senigallia fosse meglio e «Noi non siamo finti» come se a Spoleto lo fossero. Certo, sentite così queste frasi fanno un certo effetto. Il sindaco però voleva dire che Senigallia fa cose diverse da Spoleto e il non essere finti lo aveva riferito alla fiction e non agli spoletini. Un concetto espresso in 46 secondi, con tempi stretti e troppa sintesi, che ha portato a trarre le conclusioni peggiori. I leoni da tastiera si sono scatenati creando un post esilarante. Di sfondo la spiaggia di velluto. Sopra ad un ombrellone il cartello di Spoleto. Un mare finto insomma. Il tutto corredato dalla frase: «Il mare di Spoleto è meglio di quello senigagliese. Gli spoletini andranno al mare a Civitanova”».

Una goliardata insomma che nasce però da un fondo di verità. A margine del fotomontaggio compare il passaggio dell’articolo pubblicato il 1 giugno scorso sul Corriere Adriatico che, in chiusura, riporta la citazione di Mangialardi. L’articolo è circolato sulle bacheche degli spoletini per una settimana per finire in parte in uno di quei fotomontaggi di cui la rete è piena. Una insolita cartolina dalla finta spiaggia di Spoleto, per la vera ormai si rivolgeranno a Civitanova, che ha fatto divertire più che arrabbiare. Tutto si è giocato tra il vero e il falso, tra la finzione e la realtà. Potere del web che amplifica i messaggi e accorcia le distanze, rendendo più facile sapere cosa si dice anche a centinaia di chilometri di distanza. “I figli nostri” girato a Senigallia nel mese di maggio, non ha nulla a che vedere con “Don Matteo”. Non ne aveva nemmeno le pretese. Due prodotti differenti, come rimarcato dal sindaco, che in quel “finti” non vede un insulto alla città che ha ospitato Terence Hill e tutto lo staff della fortunata serie, ma semplicemente si sofferma sul significato etimologico. Finto ossia non vero. Ed è così. Le storie narrate in Don Matteo sono inventate ma non per questo meno interessanti, come dimostrano i fortunati ascolti. Il film che ha per protagonisti Vanessa Incontrada e Giorgio Pasotti narra invece una vicenda dolorosa, realmente accaduta. 


Racconta la storia di Carmelo Calì, cugino di Marianna Manduca, uccisa dal marito nonostante le dodici denunce fatte, per le quali la procura è stata condannata e lo Stato ha pagato. La storia però non racconta l’ennesimo caso di femminicidio. Da quello parte per descrivere la vita dei suoi tre orfani, portati via da Palagonia dove è avvenuto il delitto, nella tranquilla città di Senigallia. Adottati dal cugino della vittima e da sua moglie che già di figli ne avevano tre. Una straordinaria storia d’amore, che affonda le radici nella tragedia ma che riesce a trasmettere un messaggio di speranza. Un pellicola profonda, dolorosa ed emozionante. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico