SENIGALLIA - Sognava di aprire una scuola alberghiera in Costa d’Avorio Yao Kuame con il suo amico Mauro Uliassi. Il 63enne, morto martedì, era arrivato in...
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«E’ arrivato a Senigallia verso la fine degli anni ’70 – ricorda Uliassi - e dopo il diploma dell’alberghiero si era laureato in Scienze Turistiche a Rimini. Yao parlava italiano, francese, tedesco e inglese. Siccome un po’ di francese lo parlavo anche io, un giorno a scuola gli ho dato da dire. Così Yao mi ha invitato a casa sua, è diventato il mio fratello africano. Da quel momento la mia casa è stata la sua. Faceva il cameriere o il barman nelle discoteche e aveva sempre una folta schiera di donne che lo corteggiavano. Quando parlava di sé dava sempre informazioni piuttosto imprecise. Non si sapeva bene quanti anni avesse, quante mogli e figli in Africa. Nel 1981 dovevamo andare in Costa d’Avorio e aprire una scuola alberghiera».
Si informarono all’ambasciata di Roma poi non se ne fece più nulla. «Quando ho aperto il ristorante Yao era con me – prosegue Uliassi - era addetto agli antipasti. Abbiamo lavorato assieme per un paio di anni poi lui ricominciò a viaggiare». A volte tornava. «Non diceva nulla della sua malattia – conclude lo chef - era difficile fare qualcosa per lui e ha cominciato a vivere perso nel suo mondo. Ora si è liberato da una vita ormai piena di sofferenze. Sono molto triste». Per rimpatriare la salma di Yao è in corso una racconta fondi, aperta a tutti, attivata dal centro islamico. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico