ANCONA - Era totalmente incapace di intendere e di volere quando il 16 novembre non aveva esitato a colpire la madre con un asciugacapelli e a strangolarla con un guinzaglio per...
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Il delitto era avvenuto all’interno dell’appartamento che i due condividevano, in via Brandani, a Cesenella. Da sette mesi, l’uomo è rinchiuso in una cella di Montacuto. La perizia psichiatrica doveva essere illustrata ieri mattina in tribunale durante un incidente probatorio chiesto dal giudice. Non si è però tenuto.
Tutte le parti, procura e difesa, hanno concordato sull’esito della relazione depositata nei mesi scorsi dal professore. Dunque, è venuta meno la necessità di illustrare l’esito dell’analisi effettuata su Barucca, all’epoca dei fatti gestore di un negozio di calzature in via Gherardi, nel cuore di Senigallia. Sul 45enne è stata anche ravvisata una pericolosità sociale, scemata rispetto a quel tragico 16 novembre. All’origine del raptus ci sarebbe stata una forma depressiva acuta con aspetti psicotici tali da far distorcere a Barucca la percezione della realtà con un conseguente delirio di rovina per lui e per gli altri. A questo punto, al pm manca solamente di formalizzare la conclusione dell’indagine.
Con un vizio totale di mente, nell’ambito della futura udienza preliminare, verrà probabilmente decretato dal gup il non luogo a procedere con la dichiarazione di non imputabilità del 45enne e la necessità di una misura di sicurezza. Stando a quanto riscontrato dai carabinieri della Compagnia, Barucca aveva vegliato il corpo senza vita della vittima per ore. A lanciare l’allarme era stata l’ex moglie del 45enne, spaventata dal fatto che le saracinesche del negozio fossero rimaste chiuse tutto il giorno.
Quando i militari erano entrati nell’abitazione, avevano trovato la 73enne a terra, morta da ore. Vicino a lui, Barucca in uno stato di choc profondo. «Non volevo, non volevo» avrebbe sussurrato in maniera confusa agli investigatori. Non era riuscito a ricostruire in maniera lucida quanto successo la mattina della tragedia. Un black out gli aveva paralizzato la mente. Per l’uomo – difeso dall’avvocato Marta Mereu - era stato emesso un fermo con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Sono stati gli esiti dell’autopsia a chiarire le cause della morte. Secondo quanto constatato dagli accertamenti, Graziella era stata aggredita da dietro con un phon. Un colpo violento che l’aveva tramortita, facendola cadere a terra priva di sensi. Dopo pochi minuti, il figlio – forse capendo che ancora stava respirando – si era avvicinato alla madre, strangolandola con un guinzaglio. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico