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SENIGALLIA - Non demorde Massimiliano Mancini, il titolare della trattoria Statale 16 alla Lanterna di Marzocca, multato per aver partecipato alla protesta “Ioapro1501”. Dalla sua attività ieri, alla presenza di due poliziotti in borghese, è partita la rivolta pacifica dei ristoratori marchigiani contro le contestate restrizioni del premier Conte. Era presente anche un collega del Fermano, ugualmente sanzionato.
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Nonostante i quattro giorni di chiusura, imposti dalla Questura dopo la cena illegale siano terminati, il sigillo dalla porta non lo toglierà. «L’ho lasciato per ricordare quello che è successo – dice Mancini – ho aperto per dire basta: ci hanno indottrinato al distanziamento sociale, non ci si dà più la mano, la gente si scansa, stanno minando la libertà di ogni persona. Ho un nipote a Montemarciano, in linea d’area sono due chilometri, ma non lo posso andare a trovare perché è un altro Comune».
Poi tornando al suo caso: «lo Stato non mi fa lavorare e mi chiede i soldi ma se non incasso mi devo indebitare, rischiando di fallire».
«Stiamo lottando perché non c’è equità – aggiunge Marco Biagiola, titolare del ristorante Villa Bianca di Montegranaro - in uno Stato alla deriva democratica». Al fianco dei ristoratori anche l’Associazione consumatori utenti. «Il virus non si nasconde e esce fuori alle 18 per colpire incauti avventori dei ristoranti – spiega Marco Rossano Gambini, referente regionale e dirigente nazionale dell’Acu -. Sono misure avventate. L’arbitrarietà è totale inoltre se lo Stato colpisce la proprietà privata con degli espropri, perché qui stanno espropriando i guadagni per motivi di pubblica utilità, deve però risarcire».
E’ stato predisposto dall’Acu e dal comitato un manuale pratico di obbedienza costituzionale. «Abbiamo assistito a provvedimenti iniqui e illogici – spiega Beatrice Marinelli, responsabile del comitato “E ora basta Italia” -. Scelte politiche e non tecniche. Vediamo multinazionali straniere aperte e le nostre piccole imprese familiari di nuovo chiuse»
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Corriere Adriatico