Scippo e molestie, il Piano trema: «Come se non ci fossero le leggi». Chiesti più controlli ma anche assistenza

Torna la paura dopo gli ultimi episodi di cronaca

Gli esercenti del Piano Simone Rumore, Michele Manna e Daniele Donati
ANCONA Più controlli ma anche maggiori attenzioni al sostrato sociale. È la ricetta dei commercianti del Piano San Lazzaro per aggredire le sacche di degrado prima...

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ANCONA Più controlli ma anche maggiori attenzioni al sostrato sociale. È la ricetta dei commercianti del Piano San Lazzaro per aggredire le sacche di degrado prima che sfocino in episodi più o meno gravi di microcriminalità. Gli ultimi tra lunedì sera e martedì pomeriggio, entrambi a pochi passi da piazza Ugo Bassi. Da una parte le avances moleste di un 40enne russo che hanno costretto tre ragazze a rifugiarsi in un portone per sfuggirgli. Dall’altra lo scippo di cui è stata vittima una ristoratrice 48enne, derubata dell’intero incasso del giorno precedente. Sia chiaro: tutto può succedere dappertutto ma non sono una novità questi cluster di violenza che ciclicamente tornano ad investire il Piano. «Beh, sì. C’è poca percezione di sicurezza» fa Michele Manna, titolare dell’Ottica di via Cristoforo Colombo. Il tema riguarda soprattutto alcune categorie, quelle più esposte.  


La preoccupazione 


«Le ragazze che lavorano al negozio hanno un po’ di paura, la sera, quando devono tornare alla macchina» confessa. «Non sono serene» spiega. «Io non ho avuto una gran percezione di insicurezza ma è pur sempre vero che spesso le aggressioni sono a carico di fasce più deboli della popolazione» fa Simone Rumori, titolare della rivendita di vernici di via Jesi. Anziani e donne sole, ad esempio. Non è un caso che le vittime delle ultime aggressioni siano tutte femminili. «Ci farebbe piacere vedere le forze dell’ordine più presenti - confessa Manna - soprattutto nei momenti critici». Ovvero nel fine settimana, quando qui «si inizia a far festa e qualcuno alza un po’ il gomito» racconta. Quello dell’alcol è un problema ben noto in questa parte di città. Tanto che l’Amministrazione è intervenuta più volte con specifiche ordinanze contro l’uso e l’abuso di alcolici nelle pubbliche vie. Iniziò la sindacatura Mancinelli qualche anno fa ma l’ultimo documento risale ad ottobre e porta la firma del sindaco Silvetti. Quest’ultima ordinanza, in particolare, è scaduta lo scorso 31 gennaio. Vietava «a qualsiasi ora di consumare bevande alcoliche e superalcoliche su aree pubbliche, aree private ad uso pubblico e aree private aperte al pubblico». «I controlli ci devono essere ma non sono bastano. Bisogna pensare anche alla causa del problema» suggerisce Rumori. 

I soldi dietro l'alcol


Spesso dietro l’alcolismo e la tossicodipendenza si nascondono altri problemi di natura economica e sociale. «Bisogna pensare al disagio» rimarca. Come? Attraverso la presenza sul territorio non solo delle forze di polizia ma anche di presidi ed assistenti sociali. La questione, dunque, va «affrontata socialmente». Trovare chi ha bisogno di assistenza non è nemmeno così difficile. «I tossicodipendenti gravitano intorno a piazzale Loreto» racconta, ancora, Rumori. «Stiamo assistendo alla proliferazione dei distributori automatici che spesso sono un punto di ritrovo per chi sta in strada» aggiunge Daniele Donati del Papero Bar. C’è anche chi non fa nulla di male. Però il degrado nasce pure attraverso piccoli gesti. «I bicchieri e le sigarette abbandonati per strada? Ormai sono all’ordine del giorno» denuncia Donati. «Tutti fanno quello che vogliono, non ci sono leggi» constata amaramente. Poi riflette: «la sensazione è che siamo abbandonati a noi stessi ma andiamo avanti». Lo stigma creato intorno al quartiere si ripercuote anche sul commercio. «Con qualche presidio in più, magari le persone verrebbero più volentieri a passeggiare qui invece di parcheggiare l’auto proprio davanti ai negozi» riflette Manna. «Sarebbe un grande regalo» conclude. 
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Corriere Adriatico